Tiziano Terzani e le mille pagode di Bagan

Con i libri si può viaggiare molto e Tiziano Terzani è stato il primo, con “Asia”, a farmi vedere il Myanmar (ex Birmania) e sognare Bagan.

Così scriveva Tiziano Terzani a proposito di Pagan (odierna Bagan):

Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Pagan all’alba è una di queste. Nell’immensa pianura, segnata solo dal baluginare argenteo del grande fiume Irrawadi, le sagome chiare di centinaia di pagode affiorano lentamente dal buio e dalla nebbia: eleganti, leggere; ognuna come un delicato inno a Buddha.

L’Asia era un continente così diverso e lontano che non aveva mai esercitato su di me una fascinazione particolare. Dopo aver letto il suo libro il Myanmar divenne l’unica destinazione che desideravo raggiungere. Ho visto migliaia di Buddha e di templi, percorso a piedi foreste e colline e poi la magica Bagan.

Bagan, Tempio di Ananda, Buddha

La notte in Myanmar è diversa, te ne accorgi già dal finestrino dell’aereo: la zona punteggiata di luci e insegne è la scintillante Thailandia e oltre una linea netta il buio, lì è il Myanmar. La corrente non arriva ovunque, non c’è vita notturna o mondana. Di notte solo la luna o una torcia può illuminare il tuo percorso. Alle quattro due lucciole si aggiravano tra i templi. Trovato quello con l’accesso posteriore entrammo. La luce della torcia fece emergere un fantasma, un Buddha dal volto bianco che sembrava assopito. Salimmo su ripidi gradoni fino ad arrivare al terrazzo sotto la pagoda. Spente le torce aspettammo al buio l’alba, seduti in religioso silenzio.

Bagan, statua di Buddha

Una luce rosa iniziò a tingere l’orizzonte e tra la nebbia della notte iniziarono a spuntare, una a una, le centinaia di pagode di Bagan mentre l’Irrawadi s’infiammava. Per ognuna che usciva dall’ombra una lacrima di commozione usciva dai miei occhi al cospetto di tanta bellezza. Il risveglio della natura in armonia con l’architettura, l’opera dell’uomo perfettamente in sintonia con l’ambiente. Un’emozione sconvolgente a cui nessun libro ti può preparare.

Bagan, alba

Tante etnie e milioni di sorrisi. Nessun paese ne regala così tanti, come quelli dei bambini festosi che ti circondano non per chiederti l’elemosina ma curiosi di conoscerti. Del resto nel Buddismo theravada, praticato in Myanmar dal 90% della popolazione, la moralità e il donare (dāna) sono pratiche quotidiane, fanno parte della vita stessa, servono ad acquisire ‘meriti’. Uno speciale sincretismo accomuna la loro spiritualità al culto nativo dei Nat, spiriti ai quali si chiede di intercedere per questioni mondane.

Bagan, pagode

Dopo quasi un mese, come ogni viaggio, anche questo era giunto alla sua conclusione e mi trovai, come una reduce dal paradiso, all’aeroporto internazionale di Yangon. Diversi i controlli per arrivare alla moderna sala d’attesa d’aspetto, fredda e spoglia, completamente nuova, aperta da qualche giorno. Mi accorsi di avere ancora nel marsupio un rotolo di kyat (chat), la moneta locale. Aveva un cambio vantaggioso 1 euro per 1.300 kyat di carta e questo faceva sì che per una quindicina di euro dovevi portarti dietro migliaia di monete di carta, inadatte a qualsiasi portafoglio. Non ultimo portare all’estero la moneta locale era tassativamente proibito. Non un bar, non un negozio dove fare acquisti, tantomeno un ufficio cambi.

Bagan

Due sole presenze: un distributore di acqua potabile e una esile signora birmana, con la sua lunga gonna (longyi), intenta a pulire i bagni. Lei mi sembrò una miracolosa apparizione, un’occasione per restituire un po’ del tanto che avevo ricevuto. Quel gruzzoletto per me non contava molto ma per lei era l’equivalente dello stipendio di un mese. Mi avvicinai e, dopo il consueto scambio di sorrisi, le offrii le monete. Lei quasi si spaventò, si ritrasse, era fermamente intenzionata a non accettarle.

Bagan

Non intendevo mollare. Dopo la mia insistenza e averle spiegato che non potevamo più uscire dopo i controlli di sicurezza, e che entro una trentina di minuti saremmo partiti per l’Europa, la signora parve rassegnarsi. Prese i soldi tra le due mani, proferì numerosi inchini (pensai di ringraziamento) e, chiamato un sostituto, si tolse il camice bianco, accantonò spazzolone e secchio, e sparì.
Dopo aver goduto di un momento di soddisfazione riposizionai le cuffie e ripresi a leggere, non c’era altro da fare.

Yangon, Shwedagon Paya

Finalmente l’hostess chiamò per l’imbarco e ci mettemmo ordinatamente in fila. Di corsa arrivò la signora delle pulizie e dopo aver richiamato la mia attenzione aprì le mie mani e, tra sorrisi e inchini, vi depose dei dollari: l’equivalente dei kyat che aveva cambiato all’esterno dell’aeroporto per me! Incredibile Myanmar!

Nat

In quel gesto dell’umile signora, dall’animo nobile e generoso, oltre a una lezione di vita, c’era tutta la ricchezza della sua gente, del suo Paese, quella per cui avevo fatto migliaia di chilometri. Conclusione: faticando non poco sono riuscita a far accettare a quella divina presenza metà delle monete che aveva cambiato e spero che mi ricordi con lo stesso piacere con cui ricordo lei.

Venditrice di uova di coturnice

Dove dormire a Bagan
Hotel consigliati lungo il fiume

Bagan Thiripytsaya Sanctuary Resort
Sito: https://thiripyitsaya-resort.com/
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Bagan Hotel – KMA Hotels
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Lettura consigliata
Terzani Tiziano, In Asia, Tea tascabili, Bergamo 2009 (Longanesi 1998), pp. 434.