Edward Hopper: i disegni, gli acquerelli e il cinema

 

Roma. Al Vittoriano in mostra sessanta capolavori di Edward Hopper provenienti dal Whitney Museum of American Art, fino al 12 febbraio 2017.

Edward Hopper (Nyack, 1882 – 1967), di una colta famiglia di commercianti tessili, dopo una breve esperienza come illustratore pubblicitario, compie tre viaggi in Europa dove rimane folgorato dall’impressionismo francese. In particolare Degas che lo ispira soprattutto per la sua decorazione di interni e le inquadrature di taglio fotografico.

Edward Hopper (1882 1967), Summer Interior (Interno d’estate) 1909. Olio su tela, 61,6×74,1 cm, New York, Whitney Museum of American Art; Lascito di Josephine N. Hopper © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

Spesso i soggetti dei dipinti di Hopper sono le architetture e i rappresentanti della middle class americana, una presenza umana rarefatta e spaesata per cui l’artista è stato definito ‘il pittore della solitudine’. Nel 1924 sposa la pittrice Josephine Nivison (sua portavoce, modella e musa) con cui porterà avanti un matrimonio indissolubile e burrascoso. Durante le vacanze estive sulla costa del New England privilegia la tecnica dell’acquerello per dedicarsi a New York ai dipinti a olio.

Edward Hopper (1882 1967), New York Interior (Interno a New York), 1921 circa. Olio su tela, 61,8×74,6 cm, New York, Whitney Museum of American Art, Lascito di Josephine N. Hopper © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

Dopo la sua morte (1967) la moglie Jo (che morì nove mesi dopo il marito) lasciò, per volontà dell’artista, la sua opera, oltre 3.000 dipinti, al Whitney Museum of American Art, che grazie a un prestito eccezionale ha consentito la realizzazione di questa mostra romana, in cui sono esposti circa sessanta capolavori realizzati tra il 1902 e il 1960.

Edward Hopper (1882 1967), Two Trawlers (Due pescherecci), 1923-1924. Acquerello e grafite su carta, foglio 35,2×50,6 cm, New York, Whitney Museum of American Art; Lascito di Josephine N. Hopper © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

La mostra è suddivisa in sei sezioni: ritratti e paesaggi, disegni preparatori, incisioni e olii, acquerelli e le immagini di donne. L’esposizione ha tra i suoi pregi quello di presentare diverse incisioni, disegni (spesso preparatori per le sue tele) e acquerelli, ovvero le tecniche con cui Hopper iniziò ad avere riconoscimenti e che oggi ancora meravigliano. Nei dipinti che hanno come soggetto il mare – Tall Masts (Alberi) 1912, Two Trawlers (Due pescherecci) 1923-1924 o Light at Two Lights (Il faro a Two Lights) 1927 – il pittore riesce a catturare la luce (“Quello che voglio fare è dipingere la luce su di un lato di una casa”) del cielo e del mare, rendendo superflua la presenza umana. L’atmosfera sospesa e la luce, che emana dagli stessi corpi e dalla materia coloristica, ricordano le opere di Vermeer, che Hopper può aver studiato a New York e Amsterdam.

Edward Hopper, sketchbook (taccuino)

La curiosità si trasforma in piacere nello sfogliare il suo sketchbook (taccuino di disegni) in mostra, dove il pittore annotava anche il nome dell’opera, il prezzo pagato e il suo acquirente. I suoi disegni preparatori sono utili alla comprensione del suo metodo: dal particolare al generale, lo svuotamento progressivo della composizione per raggiungere l’essenza.

Edward Hopper (1882 1967), Light at Two Lights (Il faro a Two Lights) 1927. Acquerello e grafite su carta, foglio 35,4×50,8 cm, New York, Whitney Museum of American Art; Lascito di Josephine N. Hopper © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

Nelle sue opere si avertono i turbamenti, l’incomunicabilità, le problematiche esistenziali del XX secolo, le stesse che si colgono nel cinema. Documentano il benessere e la solitudine dell’America del secolo scorso. A queste si sono ispirati molti registi nei loro film e a sua volta il pittore ha introiettato inquadrature e tecniche cinematografiche, il suo occhio cattura la realtà come una macchina da presa. Proprio i forti contrasti tra luce e ombra del cinema in bianco e nero contribuiscono al suo linguaggio universale. Negli anni Venti – Trenta Hollywood registrava la presenza di molti registi tedeschi (Ernst Lubitsch, Fritz Lang), così come alcuni noti architetti (Walter Gropius, Mies van der Rohe) avevano scelto, in fuga dall’Europa nazista, gli Stati Uniti.

Edward Hopper (1882 1967) The Balcony (La balconata) 1928. Puntasecca, foglio (irregolare), 33×43 cm, New York, Whitney Museum of American Art; Lascito di Josephine N. Hopper © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art

Una sezione della mostra è dedicata all’ispirazione di chiara matrice hopperiana, spesso dichiarata, rintracciata nei film di alcuni famosi cineasti: David Lynch, Wim Wenders (Paris Texas, 1984, abbonda di scene che sembrano uscite dai suoi quadri), Michelangelo Antonioni e Dario Argento. Gli interni scrutati dall’esterno con sguardo indagatore sono stati il soggetto de La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock.

Edward Hopper (1882 1967), Second Story Sunlight (Secondo piano al sole), 1960, Olio su tela, 102,1×127,3 cm, New York, Whitney Museum of American Art; acquisizione, con i fondi dei Friends of the Whitney Museum of American Art © Whitney Museum of American Art, N.Y.

Non lasciate la mostra senza essere entrati dentro uno dei suoi quadri più famosi, Second Story Sunlight (Secondo piano al sole),  per postare un selfie agli amici.

 

INFORMAZIONI:

Sede : Complesso del Vittoriano, Ala Brasini, Roma
Informazioni e prenotazioni: T + 39 06 87 15 111
Date: fino al 12 febbraio 2017
Sitowww.ilvittoriano.com
#HopperRoma
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; Venerdì e sabato 9.30 – 22.00; Domenica 9.30 – 20.30
(La biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie: Martedì 1 novembre 9.30 – 20.30; Giovedì 8 dicembre 9.30 – 20.30;
Sabato 24 dicembre 9.30 – 15.30; Domenica 25 dicembre 15.30 – 20.30; Lunedì 26 dicembre 9.30 – 20.30;
Sabato 31 dicembre 9.30 – 15.30; Domenica 1 gennaio 15.30 – 20.30; Venerdì 6 gennaio 9.30 – 22.00;
(La biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti: Intero € 14,00 (audioguida inclusa) Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa) 65 anni compiuti (con documento);
ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26 anni non compiuti (con
documento); Universitari € 6,00 (audioguida inclusa) ogni martedì escluso i festivi

Luca Beatrice

In collaborazione con Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza
Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale
Mostra prodotta e organizzata da Arthemisia Group
In collaborazione con Whitney Museum of American Art di New York
A cura di Barbara Haskell in collaborazione con Luca Beatrice