Nomade Culturale

Venezia è una calamita irresistibile. Una delle mostre da non perdere: ‘Aldo Manuzio il rinascimento di Venezia’ – l’uomo che ha inventato il libro moderno. Cultura che diventa impresa. Una esposizione traversale per tutte le età e interessi, fino al 31 luglio.

La mostra ricostruisce l’ambiente culturale veneziano, attraverso oltre cento opere di illustri artisti (Giorgione, Carpaccio, Bellini, Tiziano etc.) e circa trenta rarissime edizioni a stampa (del XV-XVI secolo), ponendo in relazione quella che è stata la capitale della stampa e il suo artefice, Aldo Manuzio (Bassiano 1449 – 1515).
Manuzio portò a termine i suoi studi umanistici a Roma (1467 1475) per poi trasferirsi a Ferrara, dove fu allievo di Battista Guarini. A Carpi trovò lavoro come tutore dei principi Alberto e Lionello Pio (su indicazione del loro zio: Giovanni Pico della Mirandola). Tra il 1489 e il 1490 il colto editore si trasferì, attirato dalla cultura e lingua greca antica, nella cosmopolita Venezia, la città più ricca del continente e maggiore centro editoriale d’Europa. I manoscritti (cultura per pochi) iniziarono a essere sostituiti dai libri. Forse il suo interesse per la stampa scaturì dall’insoddisfazione per la qualità dei testi e dei libri sui quali studiava e, nel 1494, nacque la stamperia aldina.

Aldo Manuzio, ‘Hypnerotomachia Poliphili’ di Francesco Colonna, alcune pagine con incisioni

Nella città che era ponte tra Occidente e Oriente, melting pot dell’epoca, andarono in stampa le sue prime opere, la grammatica greca Erotemata di Costantino Lascaris (1495) e il primo tomo delle opere di Aristotele. In questi anni Manuzio intrattenne rapporti con il patriziato veneziano colto (Barbarigo), con il diarista Marin Sanuto, proprietario di una delle più cospicue biblioteche del tempo e con Bernardo e Pietro Bembo, di cui pubblicò il De Aetna (1496), con l’elegante carattere romano inciso da Francesco Griffo (a cui si ispirarono le serie romane successive come quelle di Claude Garamond (XVI secolo). Il greco predominò nella sua produzione editoriale dei primi cinque anni (1495-1500) e negli ultimi tre del 1400 si dedicò anche alla stampa di testi in caratteri ebraici. Proprio grazie ai testi classici (greci e latini), finalmente fruibili da un pubblico laico, si diffusero nuovi motivi di ispirazione per gli artisti dell’epoca.

Mostra, sala espositiva con testi e ritratti (Parmigianino, Lotto, Palma il Vecchio, Tiziano) di personaggi che tengono tra le mani una edizione aldina

Grazie alla collaborazione con Pietro Bembo iniziò ad affermarsi il volgare, in cui Manuzio pubblicò due opere. La prima fu la famosa e visionaria Hypnerotomachia Poliphili (1499), di Francesco Colonna, il più bel libro illustrato del Rinascimento, considerato un capolavoro tipografico con una veste editoriale che combinava per tutte le 234 carte in folio testo e immagini, come è possibile apprezzare in mostra. Le illustrazioni erano ricavate da 172 incisioni su legno realizzate da un artista riconducibile all’ambiente del miniaturista padovano Benedetto Bordon, ma si ipotizza la mano di un altro autore per il Trionfo di Venere.

Aldo Manuzio, ‘Hypnerotomachia Poliphili’ di Francesco Colonna

A Manuzio si deve il nuovo carattere latino corsivo, ispirato alle forme manoscritte umanistiche, e il nuovo formato in 8° piccolo per la pubblicazione dei classici (fino allora usato solo per i libri di preghiere). Mise in commercio nuove edizioni portatili al fine di promuovere un uso diverso del libro non più subordinato allo spazio dello studio, ampliando così il numero dei lettori, non necessariamente letterati di professione. Tale iniziativa incrementò notevolmente le tirature. I suoi libri, tesori per collezionisti, erano accuratissimi nel testo (filologicamente corretti), leggibili e con un raffinato impatto estetico.

Aldo Manuzio, l’emblema tipografico, Festina lente

Fu a giugno del 1502 che comparve, nelle edizioni aldine, la nota marca tipografica del delfino attorcigliato a un’ancora, simbolo di dinamismo unito a solidità (la prima versione era già apparsa all’interno di un’illustrazione del Polifilo). L’emblema illustrava il motto “Festina lente” (affrettati con lentezza), per la prima volta (luglio 1498) citato in greco nella dedica delle opere di Poliziano a Sanuto.
Tra 1504 e 1505 la stamperia non riuscì a mantenere i ritmi degli anni precedenti, crisi dovuta agli elevati costi delle edizioni greche a cui non corrispondeva un riscontro commerciale. Nel 1505 Manuzio sposò Maria, figlia ventenne di Andrea Torresano (socio e stampatore), da cui ebbe cinque figli.

La sezione su Erasmo da Rotterdam

Il 28 ottobre 1507 gli scrisse il filosofo olandese Erasmo da Rotterdam per proporgli la stampa delle sue traduzioni latine dell’Ecuba e dell’Ifigenia in Aulide di Euripide, convinto che un’edizione aldina avrebbe reso immortale la sua fama, soprattutto se realizzata con i caratteri corsivi che riteneva fossero i più eleganti. Pur di raggiungere il suo obiettivo, Erasmo, si rese disponibile a contribuire alle spese con l’acquisto di 200 copie, ciò conferma la fama di Manuzio in Europa. Quando l’edizione fu pronta a Venezia giunse Erasmo, ospitato dalla famiglia di Manuzio per quasi un anno, per occuparsi personalmente dell’edizione dei suoi Adagia, raccolta di motti e proverbi greci e latini (completata a settembre 1508).
Nella primavera del 1509 le operazioni militari della Lega di Cambrai contro la Repubblica di Venezia determinarono una nuova sospensione delle attività della stamperia e Manuzio si trasferì a Ferrara, per poi rientrare a Venezia (giugno 1512) quando la situazione politica fu più tranquilla.

Dipinti in mostra

Ultrasessantenne Manuzio era provato dal lavoro, rispondere a lettere provenienti da tutto il mondo, ricevere visitatori curiosi sulla sua attività e intrattenere rapporti con chi voleva pubblicare con i suoi torchi. Nel 1515 stampò la sua ultima edizione, il De rerum natura di Lucrezio in 8°, il 16 gennaio 151, dettò a Venezia il suo testamento e il 6 febbraio morì. Il libro, grazie al suo formato tascabile, rivoluzionò il mondo, influendo non poco anche sull’arte.
Le opere in mostra valgono il viaggio, tra cui La Tempesta di Giorgione e il Ritratto di Luca Pacioli e di Guidobaldo da Montefeltro (Jacometto Veneziano, 1495) in cui è raffigurato, con mirabile virtuosismo, un rombicubottaedro di cristallo (sospeso alla destra del frate), pieno per metà d’acqua, sulle cui facce interne si riflette il Palazzo Ducale di Urbino. Il matematico Pacioli fu protagonista (11.8.1508) di una storica conferenza (nella chiesa di San Bartolomeo a Rialto alla presenza di oltre 500 persone)  in cui commentò il V libro, dedicato alla proporzione, degli Elementi di Euclide.

Topolino n. 3151, la storia di Paperus Picuzio (ispirata a Manuzio)

La mostra è interessante anche per i più giovani che possono scoprire come sono nati i libri e come si è giunti al formato ‘tascabile’. Persino Topolino ha pubblicato una storia a fumetti ispirata al padre dell’editoria moderna. La sceneggiatura, di Alessandro Sisti, è accattivante e i disegni, di Valerio Held, con tavole su Venezia, rendono seduttivo il racconto.

Topolino n. 3151 del 19 aprile 2016

Anche l’emblema delle edizioni aldine è stato ripreso nel simpatico fumetto, sostituendo il delfino con un papero.
Un ricco programma di laboratori, attività didattiche e visite guidate è parte integrante della mostra.

Topolino, tavola che riprende l’emblema tipografico

Foto di Marco De Felicis

Aldo Manuzio il rinascimento di Venezia

Fino al 31 luglio 2016

Sede
Gallerie dell’Accademia, Campo della Carità, 1050, Venezia

Orari
Lunedì: 8.15 – 14 (ultimo ingresso ore 13.15);
martedì – domenica: 8.15 – 19.15 (ultimo ingresso ore 18.30)
Venerdì apertura fino alle 22.15 (ultimo ingresso ore 21.30)

Prenotazioni
Tel. 041.5200345
www.vivaticket.it
www.gallerieaccademia.org

Biglietti integrati mostra + Gallerie dell’Accademia + Palazzo Grimani
Biglietto Unico Intero:   € 15,00
Biglietto Unico Ridotto: € 12,00
ragazzi U.E. 18-25 anni con documento d’identità; insegnanti di ruolo quando non accompagnano gruppi di studenti

 

Aldo Manuzio, dal manoscritto al libro ultima modifica: 2016-07-06T11:30:45+00:00 da Antonella Cecconi

 

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