Venezia 75. “At Eternity’s Gate”, il Van Gogh di Julian Schnabel.

Il film in concorso di Julian Schnabel, sugli ultimi anni della vita di Vincent Van Gogh, è magistralmente interpretato da Willem Dafoe che si è aggiudicato per la sua parte la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. I sentimenti di un artista di fronte alle opere del pittore.

Julian Schnabel, a distanza di 20 anni da Basquiat (con David Bowie e Denis Hopper), torna a girare un film sulla vita di un artista: “Il Van Gogh visto nel film scaturisce direttamente dalla mia reazione ai suoi dipinti, non da cose che altri hanno scritto su di lui.”

At Eternity’s Gate, Willem Dafoe

Nel film i personaggi – dr. Paul Gachet (Mathieu Amalric), Paul Gauguin, Augustine Roulinard, la locandiera Madame Ginoux (Emmanuelle Seigner) – sembrano uscire dai quadri di Vincent e tornare in vita per raccontarci la vita del pittore. Come se i suoi dipinti si animassero per permetterci di osservare gli ambienti, le persone e i sentimenti di Van Gogh.

Manifesto

Un approccio romanzato quello scelto da Schnabel che ha seguito il pittore nelle sue lunghe passeggiate nella natura. Queste camminate, nel film, sono forse un po’ troppo reiterate o lunghe, liricamente accompagnate dal sottofondo di un pianoforte. Quello che sicuramente risulta evidente è l’amore per la natura di Van Gogh, al di là delle sue sofferenze. Viveva in simbiosi con essa, ne respirava i profumi, ne assorbiva gli umori, ne traduceva i colori.

Pubblico davanti il red carpet

Il regista non vuole raccontarci ‘verità’ sulla vita dell’artista ma rendere verosimile, attraverso le sue opere, l’esistenza di un pittore che affermava “i dipinti sono io”. Laurence des Cars, direttrice del Musée d’Orsay e Orangerie di Parigi, ha dichiarato a proposito dell’opera: “Un film di un vero pittore, l’artista ci ha dato uno sguardo all’interno del processo della creazione artistica. Ci sono momenti in cui la cinepresa diviene Van Gogh e Schnabel diventa Van Gogh”.

Sala Grande

Il silenzio in questo film è importante quanto i dialoghi. Per realizzare il lungometraggio la troupe si è recata nei luoghi in cui Van Gogh ha lavorato e vissuto negli ultimi due anni, Arles e l’Istituto Psichiatrico di Saint-Remy, Auvers-Sur-Oise.
La sceneggiatura è stata scritta da Schnabel e da Jean-Claude Carrière (collaboratore per circa 19 anni di Luis Bunuel), che ha ritenuto interessante realizzare un film sulla vita di un pittore fatto da un pittore.

Red Carpet

L’interpretazione di Willem Dafoe, soprattutto nel rendere l’esplosione creativa del pittore e la sua implosione personale, è impeccabile. Per questa parte l’attore ha meritato la Coppa Volpi. Secondo il regista Dafoe “Più che recitare una parte ha incarnato uno spirito”. Anche Emmanuelle Siegner è convincente nella sua interpretazione così come Oscar Isaac in quella di Paul Gauguin. Il finale del film è sorprendente e anche questo è incredibilmente verosimile.

Aggiornamento: Al regista Julian Schnabel e all’attore Willem Dafoe è stato conferito anche il premio “Mimmo Rotella”, alla sua diciottesima edizione.

Sito: https://www.labiennale.org/it/cinema/2018