72. Mostra del Cinema di Venezia. ‘JANIS’, un documentario da ascoltare

È una giornata low mood, le nubi grigie sembrano premerti sul cuore e la sua voce si accorda perfettamente alla tua anima. Lei è Janis Joplin, la voce più nera in una donna bianca.

Una voce che sembra cantare i disegni di Vincent van Gogh (Sorrow). Solo un’altra donna, Amy J. Berg (scrittrice e regista) poteva andarle così vicino da scrivere e girare un film su di lei, un bel documentario non solo da vedere ma soprattutto da ascoltare, 107 minuti che volano. Nonostante la sua voce, le sue canzoni e le sue lettere trasudassero sofferenza e solitudine, nessuno è riuscito a starle accanto, a guarire le sue ferite. Eppure le sarebbe bastato sentirsi accettata, amata per quello che era, ed era quello che trovava sul palcoscenico, dove si prendeva la sua rivincita.
L’adolescenza trascorsa in Texas (Port Arthur) l’aveva profondamente segnata, se fosse rimasta lì sarebbe stata per sempre una emarginata. Non era una ragazza avvenente ma paffuta e amante dei libri, perciò veniva derisa e per scherno fu votata come “Il più brutto uomo del campus”.

DENMARK – APRIL 19: Photo of Janis JOPLIN; Janis Joplin, posed, smoking cigarette (Photo by Jan Persson/Redferns)

 Amy Berg ha lavorato 7 anni per ricostruire la sua vita, ricucendone i frammenti attraverso testimonianze, audio, lettere e filmati, molti dei quali inediti. La regista spiega così l’impatto della sua voce: “Janis rappresenta ancora oggi il collettore del nostro dolore comune – quella voce ruvida, espressiva attraverso la quale il nostro soffrire viene debitamente riconosciuto e messo a nudo. Ci solleva accarezzandoci e accettando il dolore che vive in ognuno di noi”.
Sul palco Janis andava dall’estasi all’euforia, ma fuori dalla scena la sua solitudine e depressione la portava a fare uso di alcolici, droghe e sesso, per mascherare la sua sofferenza. Le sue endorfine erano il palco e gli spettacoli, finiti i concerti diventava vulnerabile, una leonessa sulla scena e timida e insicura nella vita quotidiana.
La non accettazione, l’ottusa normalità, le delusioni in amore avevano minato la sua anima, che crollò nel momento più magico della sua carriera.
Durante un viaggio in Sud America, in cui aveva smesso di fare uso di droghe e alcol, conobbe David Niehaus, un insegnante che non sapeva chi fosse Janis e che l’accetto come donna. Sembrava l’uomo giusto, al di fuori del mondo della musica e della droga, ma l’ultimo telegramma che lui le inviò arrivò, la notte in cui morì, troppo tardi. Forse se fosse arrivato in tempo, se non fosse stata così insicura da non riuscire ad aspettare, e sentirsi ancora una volta respinta, forse non sarebbe sprofondata nella sua ultima dose.
La sua è stata una vita psichedelica, le sue canzoni, dopo quaranta anni, emozionano ancora.

https://www.youtube.com/watch?v=xH7vO44ezTU

Il trailer

Due interpretazioni da ascoltare accordando il vostro mood.

Janis Joplin Piece Of My Heart HQ di Giorgio Nones

 

Janis Joplin – Summertime (Live -1969)  di Enzo Gianvittorio