Le bizzarrie, le teste composte e le pitture ridicole di Arcimboldo a Roma

Roma. Alle Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini: Arcimboldo. Dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018

Ingresso mostra

Per la prima volta esposti a Roma una ventina di capolavori autografi, disegni e dipinti di Giuseppe Arcimboldi (Milano, 1526 – 1593), esponente del raffinato manierismo ricercato dalle corti europee.

Giuseppe Arcimboldo, Autoritratto cartaceo, 1587, particolare, Matita (tracce), pennello e inchiostro acquerellato, acquerello grigio su carta bianca, controfondata, 442×318 mm Genova, Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso

Meglio conosciuto come Arcimboldo, si è formato alla bottega del padre Biagio, nell’ambiente milanese dei seguaci di Leonardo da Vinci, tra cui Cesare da Sesto di cui è esposta una Madonna col Bambino. È stato anche poeta e filosofo, ed è diventato famoso per le note “teste composte” di frutti e fiori. Per le sue “bizzarrie” e “pitture ridicole” è stato uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, rappresentante di una corrente artistica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante della Roma dell’epoca.

Ottavio Miseroni, Coppa a forma di chiocciola con Nettuno, Praga-Vienna, 1620-1630, Pietra ed eliotropio, montatura inargento dorato / 14,9×16,3×10,7 cm Vienna, Kunsthistorisches Museum, Kunstkammer

In mostra gli oggetti di lusso di manifatture altamente specializzate: un elmo da parata finemente cesellato, coppe in cristallo di rocca e marmi rari, e oggetti di oreficeria. Collezionisti di tali rarità erano le corti europee presso cui ben presto Arcimboldo venne chiamato per le sue doti di disegnatore.

Giuseppe Arcimboldo, Santa Caterina viene condotta in carcere e Santa Caterina viene decapitata, ante 1556, Pannello di vetrata , Milano, Duomo, vetrata di santa Caterina d’Alessandria

Tra i capolavori più noti del pittore: le Stagioni gli Elementi, il Giurista, L’Ortolano (Priapo), i  ritratti, le vetrate del Duomo di Milano, i suoi disegni acquerellati per le feste di corte e il grande arazzo del Duomo di Como con la Dormitio Virginis, progettato dall’artista e tessuto dai telai di Giovanni Karcher di Ferrara.
Le sue “teste composte” nascono nel contesto di artisti e intellettuali che, intorno a Giovanni Paolo Lomazzo, si dedicavano all’osservazione dell’espressione umana nei suoi aspetti più insoliti.

Giovanni Karcher, su cartone di Giuseppe Arcimboldo, Dormitio Virginis (particolare), 1561-1562, Lana e seta / 423×470 cm, Como, Cattedrale

Come evidenziato da Maurizio Calvesi, nel Cinquecento: “Tutto ciò che è strano e singolare non è più visto come una manifestazione allarmante e terrifica del ‘mostruoso’; viene invece inquadrato nella categoria del ‘portentoso’ e del ‘meraviglioso’. Mentre il mostruoso medievale è inverosimile e innaturale, il ‘portentoso’ è pur sempre un fenomeno di natura, che va studiato”.
La mostra è suddivisa in sei sezioni. Dopo quella su L’ambiente milanese (uno dei massimi centri di produzione di oggetti di lusso), in cui è esposto l’Autoritratto cartaceo di Arcimboldo (sulla fronte disegnata la sua età: 61 anni), si prosegue con la sezione: A corte tra Vienna e Praga.

Lavinia Fontana, Ritratto di Antonietta Gonzalez, 1595 circa, Olio su tela, 57×46 cm, Musée du Chateau de Blois

Arcimboldo è chiamato, nel 1562 a Vienna (capitale del Sacro Romano Impero), dall’arciduca Massimiliano (che succede al padre, Ferdinando I, come imperatore nel 1564). Nel 1563 l’artista è nominato “pittore di sua maestà reale” ed ottiene il titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di “Conte Palatino”.
Tra le opere più importanti del periodo viennese le personificazioni delle stagioni (Primavera, Estate, Autunno e Inverno) e gli Elementi (Acqua, Aria, Fuoco e Terra).
Nel 1576 muore Massimiliano II e gli succede il figlio Rodolfo II (ventiquattrenne) che sceglie Praga come propria residenza. Nel 1583 anche Arcimboldo, insieme alla corte imperiale, si trasferisce nella città boema. 

Il pittore, quale artista di corte, eseguiva i ritratti per la famiglia imperiale, organizzava tornei, disegnava costumi e oggetti decorativi per le feste. In mostra i suoi disegni acquerellati per le feste di corte, messi in rapporto con dipinti e oggetti delle Wunderkammern (stanze delle meraviglie) imperiali, delle botteghe numismatiche e di arti applicate (milanesi e non), disegni di erbari, frutta e animali (ricercati, all’epoca, per studi scientifici).

Giuseppe Arcimboldo, L’Estate (particolare), 1555-1560 circa, Olio su tela / 68,1×56,5 cm, Monaco di Baviera, Bayerische Staatsgemäldesammlungen

La terza sezione è dedicata agli Studi naturalistici e Wunderkammer, ovvero quelle curiosità, “meraviglie della natura” (zanne, coralli, ritratti di personaggi irsuti che intrattenevano la corte) ricercate dai sovrani. Tra queste il Ritratto di Antonietta Gonzalez della pittrice italiana Lavinia Fontana.

Giuseppe Arcimboldo, L’Ortolano (Priapo) , Ciotola di verdure, 1590-1593 circa, Olio su tavola, 35,8×24,2 cm, Cremona, Museo Civico “Ala Ponzone”

Questa fase nella storia del collezionismo è successiva alla scoperta delle Americhe e all’apertura di rotte commerciali verso l’Oriente che fecero arrivare in Europa animali, manufatti e minerali nuovi. Tutto ciò stimolò curiosità verso tutto ciò che era esotico e stravagante.
Seguendo questa tendenza Massimiliano e Rodolfo d’Asburgo allestirono incredibili raccolte eclettiche. Gli oggetti naturali costituivano la scenografia per composizioni artistiche.
Arcimboldo illustrò anche volumi di catalogazione zoologica e botanica promossi dallo studioso bolognese Ulisse Aldrovandi.

La quarta sezione è dedicata alle Teste reversibili, nature morte ambigue che capovolte sono ritratti di personaggi e suscitano meraviglia. Una ciotola con verdure diventa un ortolano dal nasone fallico. Guardando la testa da lontano se ne coglie la forma complessiva. Con l’avvicinamento progressivo si apprezzano i particolari dei singoli oggetti o animali che la compongono. Ognuno di essi – fiori, frutti, pesci, animali oppure oggetti – contribuisce al significato della rappresentazione, che si tratti della caricatura di un individuo o dell’allegoria di una stagione o di una professione.

Giuseppe Arcimboldo, L’Estate (particolare), 1572, Olio su tela / 91,4×70,5 cm Denver, Denver Art Museum, lascito dal Fondo Helen Dill

Dopo i successi a corte Arcimboldo ritorna a Milano (ambiente in cui si stava formando Caravaggio) dove i suoi dipinti vengono apprezzati per la sua interpretazione della realtà. Entra così in rapporto con il nascente genere della ‘Natura morta’ della Milano di fine Cinquecento – inizio Seicento.
La quinta sezione, Il bel composto, analizza il metodo del composito in vari contesti culturali. Busti e paesaggi che a prima vista appaiono naturali, ma che in realtà sono realizzati attraverso l’incastro di forme diverse, naturali o artificiali. Personificazioni che sono simbiosi di elementi vegetali e animali. Oppure paesaggi antropomorfi con elementi che formano volti.

Giuseppe Arcimboldo, L’Acqua (particolare), Olio su legno di ontano, 66,5×50,5 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie

Molte di queste allegorie figurative contengono simboli che rimandano ai rappresentanti della famiglia imperiale (la corona e la ‘M’ cucita nel mantello di paglia dell‘Inverno). Così Rodolfo II è raffigurato nei panni di Vertunno, dio delle stagioni e delle metamorfosi. Vertunno/Rodolfo è composto da frutti, fiori e spighe che alludono all’aspirazione asburgica di regnare su un macrocosmo dove la primavera è eterna. In tal modo Arcimboldo raffigura il sovrano come simbolo di un territorio.
L’ultima sezione Pitture “ridicole” conclude la mostra. Dopo quelle di Leonardo molti artisti lombardi si sono cimentati nel disegno di “teste caricate”, ridicole o grottesche. Arcimboldo fu un maestro del gioco e dell’ironia. Il suo gusto e fantasia sono evidenti  nelle personificazioni dei mestieri, come Il Giurista e Il Bibliotecario (realizzato con i libri), esposti in mostra.

Sylvia Ferino-Pagden, curatrice della mostra

Apprezzato all’epoca per i suoi monstra (cose prodigiose da mostrare) fu riscoperto negli anni Trenta del Novecento e venne considerato un precursore del Dadaismo e del Surrealismo.
La mostra è stata curata da Sylvia Ferino-Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e già Direttore della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna, organizzata dalle Gallerie e da Mondo Mostre Skira, con la direzione scientifica delle Gallerie.

Foto, tranne dove diversamente indicato, di Marco De Felicis

 

INFORMAZIONI

Siti webwww.barberinicorsini.org  e www.arcimboldoroma.it

MOSTRA: Arcimboldo
Sede: Roma, Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13
Apertura al pubblico: 20 ottobre 2017 – 11 febbraio 2018
Orari mostra: martedì, mercoledì, giovedì e domenica 9.00 – 20.30
venerdì e sabato 9.00 – 22.00
8 dicembre, 26 dicembre e 6 gennaio 9.00 – 22.00
Giorni di chiusura: lunedì, 25 dicembre, 1° gennaio
Biglietto mostra: intero: 15 €, audioguida inclusa – ridotto 13 €, audioguida inclusa – ingresso gratuito, audioguida inclusa, per i giovani under 18 anni.
Con il biglietto di ingresso del Museo (Intero 12 € – Ridotto 6 €) l’ingresso alla mostra ridotto a 10 €, audioguida inclusa.
Biglietto Barberini Corsini: Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini.
Telefono: 06-4824184  – email: Gan-aar@beniculturali.it
Prenotazioni: tel. 06-8110 0257
Condividi con: #PalazzoBarberini  #arcimboldoroma