Le denunce sociali di Banksy artista-attivista

La mostra ‘GUERRA, CAPITALISMO & LIBERTA’, a Palazzo Cipolla a Roma, delle opere di uno degli artisti più caustici e irriverenti del nostro tempo, noto come Banksy. Fino al 4 settembre. Video su Dismaland.

Banksy, Barcode, 2004, Screen print on paper, Kirby, Private Collection

L’identità di questo artista è ancora misteriosa e ignota, quindi è d’obbligo precisare, come hanno fatto i curatori,  che: “l’artista noto come Banksy non è associato né coinvolto in questa esposizione museale. Tutte le opere presenti in mostra, provengono da collezionisti privati internazionali e nessuna opera è stata sottratta alla strada”. Infatti la mostra è intitolata: ‘Capitalism, War & Liberty’ e non porta il nome/pseudonimo dello street artist più quotato e ricercato del momento. L’esposizione, voluta dal presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo (prof. Emmanuele F. M. Emanuele) e organizzata da ‘999 Contemporary’ (finalizzata alla pratica e sviluppo dell’arte contemporanea urbana, vedi quartiere di Tor Marancia a Roma) e Arcoris Andipa (dealer, responsabile della collocazione sul mercato delle opere di Bansky), è costituita da una raccolta di circa 150 opere (alcune inedite) e pezzi di collezioni private e internazionali (pitture, sculture, serigrafie e cover di dischi) di Bansky. La mostra (ad opera di una Fondazione che opera in campo sociale, educativo, sanitario e culturale) è no-profit.

Bansky, Love is in the air, 2003-2002

Nonostante strida vedere in un palazzo nobiliare le opere di un anonimo street artist (originario di Bristol, attivo fin dagli anni Novanta e che ha prediletto lo spazio pubblico, non commerciabile, per esprimersi) la mostra ha il pregio di mettere al cospetto i visitatori non solo dell’arte di Banksy ma degli aspetti della realtà che attacca e ridicolizza. Un artista che denuncia duramente le emergenze, rimaste irrisolte, di una umanità incapace di debellare la guerra, accogliere i rifugiati, difendere i più deboli. Ricompone immagini note, dotate di carica mediatica, caricandole di un diverso significato: foto di personaggi famosi, protagonisti di film o cartoon, slogan o format pubblicitari che sradicati dal loro contesto formano una nuova sintassi concettuale e visiva.

Banksy, Self portrait, 2001 – 2002

Una delle sue tecniche è lo stencil (maschera che permette di realizzare un ‘negativo fisico’), per velocizzare le sue incursioni artistiche, autentica forma di Guerrilla Art, che gli consente di serializzare i propri messaggi, come in ‘Love is in the air’, il lanciatore di fiori.
Nel suo dar voce alla gente – contro gli orrori della guerra, le aberrazioni del capitalismo – attraverso i suoi graffiti, murales e installazioni, si potrebbe definirlo il ‘Robin Hood’ dell’arte. Sul versante palestinese della striscia di Gaza ha dipinto nove raffigurazioni, contro i ‘muri’, spesso sfondati pittoricamente e ha ottenuto anche una nomination all’Oscar per il suo documentario: Exit Through The Gift Shop.

Banksy, Think Tank 2003

‘Think Tank’, in mostra, è la cover dell’album dei Blur che è stata venduta all’asta per 75.000 sterline. Se nel 2000, anno cui l’artista si è trasferito a Londra, era possibile acquistare una sua opera originale a 200 sterline, dal 2007 quando Angelina Jolie e Brad Pitt hanno speso oltre un milione di sterline in una galleria di Soho, il mercato è stato ‘drogato’. Bansky ha fatto del suo anonimato un brand.

Banksy, Heavy Weaponry (London, New York, Bristol) 2000 e Heavy Weaponry, 1998

A New York, nel 2013, oltre ad alcune attività sparse in città, ha realizzato un progetto situazionista ‘Better Out Than In’ mettendo in vendita, a passanti e turisti, le sue tele su una bancarella per soli 60 dollari. Nonostante il suo stile inconfondibile le tele vendute sono state poche e i pochi acquirenti fortunatissimi.

Banksy, Grin reaper 2005

Riguardo la scelta di compiere azioni che comportano dei rischi Banksy ha dichiarato (in una intervista a un giornalista del Guardian): “Potresti… avere una serata inaugurale con Toni Blair e Kate Moss e non potrebbe essere più eccitante di quando esci e dipingi qualcosa dove non potresti farlo. Il sentimento che provi quando alla fine ti siedi sul divano di casa tua, con una sigaretta e pensi ‘non c’è modo che si accorgano di me’, è fantastico, meglio del sesso, meglio della droga”.

Banksy, Forgive us our trespassing, 2010, spray paint on wood

Famose le sue incursioni nei musei dove Banksy non toglieva, ma affiggeva sue opere. I quadri, consoni alle sale in cui erano ospitati, avevano grosse cornici e se non si era più che attenti potevano passare inosservati in quanto richiamavano stile e soggetti di quelli esposti permanentemente. Una rappresentazione della sua abilità nell’infilarsi furtivamente nel sistema per criticarlo o metterlo alla berlina.
Nel 2006, ad Anaheim in California a Disneyland, ha pagato il biglietto di ingresso al parco per posizionare all’interno delle montagne russe, ben visibile dal trenino dei visitatori, una bambola gonfiabile ammanettata e vestita come un prigioniero di Guantanamo, con tuta arancione e la testa chiusa in un sacco nero. Per un po’ nemmeno la sorveglianza si è accorta dell’intrusione.

Banksy, Napalm, 2004

Il suo progetto più incisivo, spalmato sui social, è stato quello dello scorso anno: Dismaland (scontato il riferimento), un grande parco a tema da lui rinominato ‘Bemusement Park’, il contrario del parco divertimenti, in cui i visitatori erano accolti da uno staff depresso e poco collaborativo, o potevano giocare con gommoncini a motore carichi di immigrati. Oltre il riferimento ai parchi statunitensi, la realizzazione ricorda il gusto macabro di Tim Burton e dei suoi film (v. video sotto).

Banksy, Untitled, 2015, screen print on paper

All’interno del parco una mostra, curata dallo stesso Banksy, ha riunito artisti di rilievo come Damien Hirst e Axel Void. Lo scorso dicembre l’artista ha deciso di trasferire le strutture di Dismaland a Calais per ospitare i rifugiati. Per l’occasione ha realizzato una serie di murales, tra cui ‘The Son of a Migrant from Syria’ (‘Il Figlio di un Emigrante dalla Siria’) che raffigura cinicamente Steve Jobs. Infine ha donato una sua opera ad ogni membro dello staff, ringraziandoli con dedica (v. sopra a “Nadya”), ricompensandoli in tal modo generosamente.

Manifesto

 

Dismaland 2015

Informazioni: GUERRA, CAPITALISMO & LIBERTA’ – Banksy

Ideata e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo
Curata da Stefano Antonelli, Francesca Mezzano & Acoris Andipa

Sede: Palazzo Cipolla, via del Corso, 320 – Roma

ORARI: Lunedì – Domenica 10.00 – 21.00
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.

APERTURE STRAORDINARIE: Il Museo rimarrà aperto il 15 agosto

BIGLIETTI: Intero € 12,00 – Ridotto € 8,00 valido per giovani fino a 26 anni, adulti oltre i 65 anni, forze dell’ordine e militari con tessera, studenti universitari con libretto, giornalisti con tessera, titolari di apposite convenzioni.
RIDOTTO SPECIALE € 6,00 valido per adulti oltre i 65 anni il primo martedì del mese dalle ore 16.00, per studenti universitari con libretto il primo mercoledì del mese dalle ore 16.00

Visite guidate gruppi e individuali a cura di “Senza Titolo”. Per prenotare 346 0865728 (lunedì – venerdì 9.00 – 15.00; sabato 9.00 – 12.00. Chiuso i festivi) o scrivi a eduroma@senzatitolo.net

Saranno disponibili laboratori gratuiti ed attività educative per giovani e studenti, le scuole possono contattare i nostri servizi per gli studenti qui: studynow@warcapitalismandliberty.org
Per ulteriori informazioni: info@warcapitalismandliberty.org

Siti web: www.warcapitalismandliberty.org e www.fondazioneterzopilastro.it

Approfondimenti: www.banksy.co.uk
Unico sito ufficiale di gestione a nome di Banksy. Si tratta di un servizio no-profit per evitare frodi e risponde a quesiti circa l’autenticità https://www.pestcontroloffice.com/