73. Mostra del Cinema di Venezia. El Cristo Ciego

El Cristo ciego, il film cileno su un viaggio iniziatico attraverso miseria e disperazione, sorrette da fede e superstizione.

Il film del giovane Christopher Murray (n. 1985 a Santiago del Cile), El Cristo ciego, è stato accostato a nomi illustri come Pier Paolo Pasolini, probabilmente per le tematiche affrontate: gli umili, la fede dei semplici e la religiosità popolare. Ma al giovane regista cileno manca la maturità, lo spessore e  la speculazione colta e raffinata dello scrittore e intellettuale italiano.

El Cristo ciego, (Asac – la Biennale di Venezia)

Nel deserto ostile e pietroso del Cile settentrionale sono disseminati alcuni villaggi impoveriti dallo sfruttamento delle risorse minerarie ad opera delle grandi compagnie. Piccole comunità connotate da una forte religiosità fondata sulla speranza in un mondo migliore che non può essere terreno. Tra scenari desolati, dai colori polverosi e terragni, si muove Michael, un ragazzo convinto di essere stato salvato grazie a una visione miracolosa. La sua vita è intrisa della religiosità dei semplici che oscilla tra fede e superstizione e che si manifesta attraverso atti di bontà e soccorso  nei confronti dei più bisognosi.

El Cristo ciego, (Asac – la Biennale di Venezia)

Spesso deriso e beffeggiato, come lo era il Cristo, Michael entra a poco a poco nella sua parte di ‘Salvatore’. Un giorno viene a sapere che un suo amico di infanzia è rimasto vittima di un grave incidente che gli farà perdere una gamba. Intraprende così un viaggio a piedi nudi nel deserto con la convinzione di poter compiere un miracolo e salvare la gamba dell’amico. Durante il suo lungo viaggio di iniziazione, che avrà come destinazione la verità e la sua ineluttabile accettazione, incontrerà piccole comunità di persone bisognose e disperate che hanno come unico appiglio la fede. Vogliono credere a tutti i costi in un miracolo che possa salvarli dalla loro triste realtà e miseria. Il confine tra fede e superstizione è labile e quest’ultima tesse i suoi tranelli e inganni. La frase chiave del film: “La fede è il suono che riempie il vuoto”. Malgrado le sue buone intenzioni, il film risulta, nella sua discesa nella disperazione, lento, ridondante e didascalico.

Sito Mostra del Cinema di Venezia: https://www.labiennale.org/it/cinema

 

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