73. Mostra del Cinema di Venezia. ‘El Ciudadano Ilustre’, scrosci di risate e applausi

Il film El Ciudadano Ilustre (il cittadino illustre), di Gastón Duprat e Mariano Cohn, ha messo d’accordo la critica e il pubblico, che si è divertito e ha lungamente applaudito. Data di uscita 8 settembre.

Continua l’epoca d’oro del cinema argentino (lo scorso anno Leone d’argento a El Clan). El Ciudadano Ilustre, di due registi con una lunga filmografia (esordi nella videoarte e cinema sperimentale), potrebbe ambire a diversi premi: miglior sceneggiatura, coppa Volpi e miglior film.
Dopo una vita trascorsa in Europa il protagonista, l’irriverente scrittore argentino Daniel Mantovani premio Nobel per la letteratura (interpretato dal bravissimo Oscar Martínez), decide di tornare nel piccolo paesino dove era nato. A Salas (700 km da Buenos Aires) aveva ambientato molti suoi romanzi. L’occasione è il conferimento, in virtù dei suoi meriti letterari e culturali, del titolo di cittadino onorario.

Oscar Martinez, by Antonella Cecconi

Questo viaggio, che si configura come un ritorno nel passato alla ricerca di persone e ricordi della sua giovinezza, diventa un percorso esilarante di incontri con l’ambiente referenziale, ma invidioso, fonte primaria di ispirazione. Con il trascorrere delle ore le differenze tra la sua vita, cultura, esperienze e la realtà chiusa reazionaria del piccolo centro creano un solco sempre più profondo tra lo scrittore e gli abitanti di Salas.

El Ciudadano Ilustre (Asac – la Biennale di Venezia)

La situazione da esilarante si trasforma in pesante estraneità fino ad arrivare all’espulsione del ‘diverso’, elemento turbativo della statica e ottusa vita quotidiana della piccola comunità.
Il film è un condensato di riflessioni, cosa è l’arte, il cinismo della vita metropolitana, la ristrettezza di una comunità nazionalista di provincia. Il rifiuto del diverso, dello straniero passa dall’ostilità fino ad arrivare alla violenza.

L’attore Dady Brieva (Asac – la Biennale di Venezia)

Nel cast di ottimo livello Dady Brieva interpreta il personaggio più kitsch del film. L’opera parla con leggerezza di cose serie: l’avversione per l’ipocrisia, la verità (definita “una interpretazione dominante”), cita Kafka e  Jorge Luis Borges. Al noto scrittore argentino non fu mai assegnato il Nobel, forse non è un caso che il premio sia connotato dal protagonista con polemica ironia. Il film, fresco e spumeggiante come uno spritz al bitter, non scade mai nella farsa. Man mano che emergono le aberrazioni e l’ottusità, da cui Daniel era scappato, si passa dal comico (avvertimento del contrario di pirandelliana memoria) all’umorismo (sentimento del contrario). Gli applausi prolungati hanno premiato una sceneggiatura molto curata, originale, dai dialoghi taglienti. Bonus per il colpo di scena finale.

Sito Mostra del Cinema di Venezia: https://www.labiennale.org/it/cinema