DÜRER E IL RINASCIMENTO tra Germania e Italia

Milano, Palazzo Reale. In mostra le pitture, i disegni e le stampe grafiche del maestro del Rinascimento tedesco, Albrecht Dürer (1471 – 1528) e di alcuni tra i più importanti artisti tedeschi e italiani suoi contemporanei. Fino al 24 giugno 2018.

Il direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina ha raccontato, in occasione della conferenza stampa, l’impegno organizzativo della mostra su Dürer: “Dopo la mostra su Leonardo, Giotto e Caravaggio pensavamo di aver fatto le cose più difficili. Per Albrecht Dürer abbiamo impiegato tre anni e mezzo di lavoro. In mostra 130 opere, la metà sono di Dürer (12 dipinti e incisioni) provenienti da una cinquantina di prestigiose istituzioni museali poste a confronto con gli artisti italiani, ovvero in relazione con il Rinascimento italiano, Germania meridionale e Italia settentrionale.

Palazzo Reale, ingresso

Dürer ha vissuto tanti anni, 29 anni prima e dopo il ‘500. Tra i confronti più evidenti, ciò che  Dürer ha preso dalla cultura italiana e tra i più salienti, è quello con Leonardo. Poco è stato indagato al riguardo, come l’influenza di Dürer su Leonardo. Il mondo culturale tedesco del Rinascimento, questo è il primo tassello di un discorso che vorremmo portare avanti. Come quello della centralità di Venezia. Nel 1496 Dürer compie un viaggio in Italia”.
La mostra, oltre a evidenziare il carattere innovativo dal punto di vista tecnico semantico e iconografico, delle opere del maestro tedesco, pone l’accento sui rapporti culturali e artistici intercorsi tra la Germania meridionale e il Nord Italia in pieno Rinascimento (tra la fine del Quattrocento e le prime tre decadi del Cinquecento).

Palazzo Reale: Bernard Aikema, Domenico Piraina, assessore Del Corno, Franco Moscetti

L’assessore alla cultura Del Corno ha sottolineato come: “L’identità europea parte da lontano. Quella era un’epoca che facilitava i rapporti tra le arti. Il viaggio di Dürer corrisponde a un viaggio che mette in connessione le città che sono protagoniste dell’Europa. Riguardo al metodo: l’autorevolezza della curatela permette prestiti importanti da musei di tutta Europa consentendo elementi di conoscenza notevoli. Questo grazie a una virtuosa relazione tra pubblico e privato, con una ripartizione tra fondi e rischi di impresa”.

ingresso mostra

L’Amministratore delegato del Gruppo 24ORE e Presidente 24ORE Cultura, Franco Moscetti, oltre a ricordare l’elevatissimo livello delle esposizioni come quelle al Mudec, ha precisato che: “Dürer era anche un grande imprenditore, il primo a registrare la proprietà intellettuale. Grazie all’imperatore ha registrato il suo copyright”. Infatti l’artista, preoccupato dei falsi, creò il suo inconfondibile monogramma (una D sotto una A) che apponeva a tutte le sue opere. Su concessione speciale dell’imperatore Massimiliano ottenne il primo copyright: a nessuno era consentito di stampare o vendere falsi delle sue incisioni.

Albrecht Dürer, Titolo: Adorazione dei Magi, Anno: 1504, Tecnica: olio su tavola, Dim: cm 126 x 141, Prestatore: Galleria degli Uffizi (particolare)

Marcantonio Raimondi fu denunciato per plagio dal Dürer e dovette subire un processo a Venezia, dove lavorava. Poiché le riproduzioni delle xilografie originali realizzate a bulino erano addirittura più belle, Vasari racconta che Dürer, vedendole, chiese alla Repubblica di Venezia che ne venisse impedita la copia e ottenne solo il divieto di riproduzione delle sue famose iniziali ‘AD’.
In un brano delle Vite del 1568 Vasari scrive: “Intanto capitando in Vinezia alcuni fiaminghi con molte carte intagliate e stampate in legno et in rame da Alberto Duro, vennero vedute a Marcantonio in sulla piazza di San Marco. Per che, stupefatto della maniera del lavoro e del modo di fare d’Alberto, spese in dette carte quasi quanti danari aveva portati da Bologna… E

Albrecht Dürer, Il ratto di Europa e altre figure e studi, 1495 ca., Penna e inchiostro marrone, Vienna, Albertina (particolare)

considerato Marcantonio quanto onore et utile si avrebbe potuto acquistare chi si fusse dato a quell’arte in Italia, si dispose di volervi attendere con ogni accuratezza e diligenza; e così cominciò a contrafare di quegli intagli d’Alberto, studiando il modo de’ tratti et il tutto delle stampe che avea comperate: le qual per la novità e bellezza loro, erano in tanta riputazzione, che ognuno cercava d’averne. Avendo dunque contrafatto in rame d’intaglio grosso… e fattovi il segno che Alberto faceva nelle sue opere, cioè questo: AD, riuscì tanto simile di maniera che, non sapendo nessuno ch’elle fussero fatte da Marcantonio, erano credute d’Alberto, e per

Albrecht , La strada del Brennero nella valle dell’Isarco, 1494-95, Acquerello, Madrid, Real Biblioteca del Monasterio de San Lorenzo de El Escorial

opere di lui vendute e comperate. La qual cosa, essendo scritta in Fiandra ad Alberto, e mandatogli una di dette passioni contrafatte da Marcantonio, venne Alberto in tanta collora che, partitosi di Fiandra, se ne venne a Vinezia e, ricorso alla Signoria, si querelò di Marcantonio. Però, non ottenne altro, se non che Marcantonio non facesse più il nome e né il segno sopradetto d’Alberto nelle sue opere. Dopo le quali cose, andatosene Marcantonio a Roma, si diede tutto al disegno”. Studi aggiornati hanno appurato che le tavole a cui fa riferimento il Vasari erano in realtà quelle della “Vita della Vergine” e non quelle della “Piccola Passione”.

Albrecht Dürer, Cristo fra i dottori, 1506, Tecnica: olio su tavola, Dim: cm 64,3 x 80,3, inv. N. 1934.38, Prestatore: Madrid, Museo Thyssen Bornemisza (particolare)

La vicenda svela come la copia di incisioni fosse una prassi diffusa e normale, tranne che per la riproduzione della firma dell’autore, che nel caso di Dürer aumentava il valore dell’opera già per i collezionisti del Cinquecento.
Non ultimo la storia conferma quanto la mostra tende a dimostrare, ovvero gli scambi e le contaminazioni nel Rinascimento, che il suo curatore, Bernard Aikema ha così illustrato: “Non è una mostra convenzionale, è anche una monografica. Non è stato seguito un approccio cronologico ma tematico. Cinquanta anni, il taglio cronologico, il taglio spaziale: città della Germania meridionale e dell’Italia settentrionale. I confronti tra Dürer e gli altri suggeriscono una idea

Albrecht Dürer, Titolo: Ritratto di Albrecht Dürer il vecchio, Anno: 1490, Tecnica: olio su tavola, Dim: cm 47,5 x 39,5, Prestatore: Galleria degli Uffizi Crediti:© Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi

nuova di Rinascimento, che è anche circolazione delle idee. I protagonisti italiani erano: Mantegna, Giovanni Bellini, Leonardo. Ma anche alcuni artisti tedeschi di alto livello: Lucas Cranach il Vecchio o Hans Baldung Grien che ha rapporti con Lorenzo Lotto. Il Rinascimento è un fenomeno composito, che nasce da dialoghi e da momenti di trasmissione particolarmente intensi e fecondi”.

Andrea Mantegna (1431 – 1506), La zuffa degli dei marini, ante 1494, bulino e puntasecca, Amsterdam, Rijksprentenkabinet

Albrecht Dürer era figlio di un orafo di successo ed era alla sua bottega già a tredici anni. Fu allievo di Michael Wolgemut e probabilmente conosceva le opere di Martin Schongauer (1445/50-1491), il più grande grafico del Quattrocento. Dopo il suo matrimonio con Agnes Frey (1494) compie il suo viaggio in Tirolo e Trentino, durante il quale esegue una dozzina di acquerelli topografici. Forse la destinazione ultima era Venezia? Il Fondaco dei Tedeschi nella città dogale era, al tempo, un centro commerciale e culturale di grande importanza. Tra Norimberga e Augusta erano presenti nelle varie arti elementi rinascimentali, frutto soprattutto della circolazione di oggetti più che di (costosi) viaggi di artisti.

Albrecht Durer, La zuffa degli dei marini, 1494, Penna e inchiostro bruno, Vienna, Albertina

La mostra è divisa in sezioni. L’autore e il suo rapporto con Venezia e l’Italia. A partire dal 1490 Dürer, confrontandosi con le varie teorie artistiche recepite in Italia, elaborò varie idee sull’imitazione della natura e dell’arte sul piano teorico, con trattati sulla proporzione, sulla prospettiva e sulla pratica artistica. Del resto l’artista tedesco aveva accesso alla biblioteca del colto umanista Willibald Pirckheimer, dove poteva consultare l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, la Summa e il Divina Proportione di Luca Pacioli, di cui Dürer sviluppò i contenuti, Leon Battista Alberti e altri.

Albrecht Dürer (1471 – 1507), Nemesis, 1501 ca., Bulino Schweinfurt, Colleziona Schafer (particolare)

La seconda sezione della mostra: Geometria, misura, architettura. Nell’introduzione al libro sulle proporzioni umane l’artista scriveva: “Per ciò dovremo imparare tutto con piacere, perché quanto più sappiamo tanto più saremo simili a Dio che conosce bene tutte le cose”.
La terza sezione: Scoprire la natura, scoprire il mondo. L’osservazione delle regole dell’arte veniva controbilanciata dal Dürer dall’osservazione e riproduzione meticolosa della natura. Questo atteggiamento si è rivelato fondamentale alla pari di quello di Leonardo da Vinci e di altri pittori e disegnatori nord-italiani. Dürer scrive a questo proposito: “Da ciò deriva che chi vuole fare qualche cosa perfetta, non deve togliere niente alla natura e non deve sostituirvi niente di contrario alla natura stessa”. In proposito sono stupendi i suoi acquerelli aventi per soggetto gli animali, come Il Granchio marino (1495 ca.).

Albrecht Dürer, Il granchio marino, 1495 ca., Acquerello, Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen

La quarta sezione: La scoperta dell’individuo, ovvero la ritrattistica. Il mirabile olio con il ritratto del padre e quello della giovane veneziana.
La quinta sezione: Dürer incisore: l’apocalisse e i cicli cristologici, è l’espressione dei fermenti religiosi e spirituali dell’epoca. Come incisore Dürer fu forse apprezzato più che come pittore. Erasmo da Rotterdam, nel Dialogus de recta Latini Graecique sermonis pronunciatione (1528) afferma che Dürer era addirittura superiore ad Apelle (esempio di artista irraggiungibile) perché non aveva bisogno del colore e gli bastavano le linee nere per creare opere d’arte.

Albrecht Dürer, La Melancolia (Melancolia I), 1514, bulino, Schweinfurt, Collezione Schäfer

L’ultima sezione: Il Classicismo e le sue alternative. La Vecchia di Giorgione, il disegno di Hans Baldung Grien testimoniano un periodo di massima apertura culturale che si traduce in arte nella sperimentazione, ricerca e scambi tra gli artisti più famosi. Nel caso del dipinto esposto di Giorgione più che di una Vecchia, come acutamente osservato dal prof. Augusto Gentili, si tratta di una nutrice o balia, come indicato dal tipico copricapo. Spesso, all’epoca, le nutrici continuavano a vivere nella casa dei signori.

Albrecht Dürer, Titolo: Il sogno del dottore, Anno: 1498 ca, Tecnica: incisione su rame, Dim: 19,1 x 12,2 cm, Prestatore: collezione privata, Crediti: © Mario Parodi

In mostra anche i tre fogli riconosciuti come i capolavori dell’incisione: il Cavaliere, la morte e il diavolo; San Girolamo nello studio e la Melancolia I

Jacopo De’ Barbari, Pegaso, 1510-15 ca., bulino, Amsterdam, Rijksprentenkabinet

Chi non ha avuto modo di ammirare il paliotto Barbarigo del Bellini,  esposto in ritardo rispetto all’apertura della mostra, avrà diritto a un altro ingresso gratuito.

Giorgione (1476-77 – 1510), Ritratto di vecchia, 1508 ca.?, Tempera e olio su tela, Venezia, Gallerie dell’Accademia

Foto, tranne dove diversamente indicato, di Marco De Felicis

INFO UTILI:

DÜRER E IL RINASCIMENTO tra Germania e Italia
Sede Milano, Palazzo Reale
https://www.palazzorealemilano.it/wps/portal/luogo/palazzoreale
Dal 21 febbraio al 24 giugno 2018
Orari: lunedì: 14.30-19.30/martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30/ giovedì e sabato: 9.30-22.30 (il serviziodi biglietteria termina un’ora prima della chiusura)
Biglietti: Intero € 12,00 – Ridotto € 10,00
Informazioni, prenotazioni e sito internet:
www.ticket24ore.it Tel. + 39 02 54913
Sito web: https://www.mostradurer.it/
Catalogo: 24 ORE Cultura
Hashtag ufficiale: #MostraDurer