Tre manifesti a Ebbing Missouri, film che punta agli Oscar, ora in sala, dalla 74. Mostra del Cinema di Venezia

Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, film pluripremiato del regista e sceneggiatore angloirlandese, premio Oscar (In Bruges – La coscienza dell’assassino), Martin McDonagh, con l’attrice premio Oscar (per Fargo) Frances McDormand, è nelle sale italiane.

Dopo il premio per la miglior sceneggiatura alla Biennale Venezia 2017 e i quattro premi Golden Globe – migliore film drammatico, migliore attrice protagonista (Frances McDormand), migliore attore non protagonista (Sam Rockwell) e miglior sceneggiatura Martin McDonagh) – il film, scritto otto anni fa, è arrivato nelle sale cinematografiche italiane.
.È una dark comedy, contro razzismo e femminicidio, intrisa di umorismo tagliente e  stupendamente interpretata. Le tematiche affrontate sono di carattere generale ma viste da una prospettiva provinciale americana. Il film è fortemente politico: il ruolo della donna, di una madre che lotta affinché gli assassini della figlia stuprata vengano scoperti e condannati. Una donna che nel 2000 indossa, non tacchi a spillo per far carriera, ma un abito unisex, quella che potrebbe essere la tuta da lavoro di un uomo, per affermare i propri diritti perché questi sono uguali per ogni essere umano a prescindere dal sesso. La protagonista è un genitore ferito, un essere umano violentato in quello che ha di più caro, una figlia.

“Tre manifesti a Ebbing Missouri”

La protagonista Mildred – interpretata da Frances McDormand che ha dichiarato di essersi ispirata per questo ruolo a John Wayne – in assenza di un colpevole condannato, rivolge la propria rabbia contro le forze dell’ordine perché non hanno fatto abbastanza. Ovvero lo sceriffo (Woody Harrelson) e il suo collaboratore Dixon (Sam Rockwell) mammone e razzista, Così stampa la propria rabbia a caratteri cubitali su tre manifesti esposti sulla strada che entra in città (Ebbing): “Stuprata mentre moriva”, “Ancora nessun arresto” e “Che fai sceriffo Willoughby?”.
Il coraggioso, soprattutto perché vive in un piccolo centro, impiegato della società di pubblicità dei cartelloni, Red (Caleb Landry Jones), passerà i guai per questo.

Frances McDormand in “Tre manifesti a Ebbing Missouri”

Ma Mildred non è soltanto la figura ‘buona’ e il marito, che ha una relazione con una diciannovenne, non è il diavolo ‘cattivo’. Mildred ha bisogno di risolvere il suo senso di colpa per non aver prestato, quella sera, l’auto alla figlia. Un peso con cui è quasi impossibile continuare a sopravvivere e probabilmente è questo che rende Mildred fortemente determinata.
La sua rabbia ha bisogno di un obiettivo da colpire e lo spettatore l’accompagna nel suo percorso di ‘giustiziera’. Il tema attuale, e generale, è quello della sicurezza e della violenza impunita contro le donne.

Altro tema generale, ma soprattutto americano: di fronte a uno stato di diritto negato, a un patto di convivenza civile infranto, a una politica e un potere sempre più lontani dalla gente, si ha diritto a farsi giustizia da soli? Mildred, all’inizio da sola contro tutti sfida la città, alla fine trova solidarietà e comprensione. Perché la gente è stanca di soprusi e di un sistema che non difende chi è corretto e non punisce chi sbaglia.  Il problema invece nazionale è che, avendo molta disponibilità di armi in casa, spesso la ‘giustizia fai da te’ è armata.
Martin McDonagh

Tutto accade in uno stato sudista, il Missouri, tra i più razzisti, dove è stata bandita la parola ‘negro’ ma si può andare raccontare che sono stati torturati negli uffici della polizia dei ‘ragazzi di colore’. Del resto lo stesso ispettore di polizia, Harry Harrelson (un personaggio quasi lirico che conosce tutti i membri della sua comunità e continua ad occuparsene pure dopo morto) dice a Mildred: “Se nel corpo di polizia dovessimo cacciare tutti agli agenti razzisti rimarremmo con due o tre poliziotti”.
Altro tema generale: il razzismo, tanto più attuale dopo le pesanti dichiarazioni di Trump, ma la sceneggiatura è stata scritta otto anni fa e rimane, purtroppo, attuale. I protagonisti, la cui interpretazione è superlativa, sono tutti degli emarginati di una provincia dimenticata. Lo si comprende subito nella scena iniziale del film, con i cartelloni cadenti con una scritta quasi illeggibile “Benvenuti in Missouri”. Ma questa appartenenza a una classe di emarginati fa si che alla fine solidarizzino tra loro. Il finale, in fondo siamo tutti buoni, vogliamo vivere in pace nonostante le profonde diversità, le fratture anche fisiche e le facce ustionate dal fuoco, sembra però piuttosto inverosimile. 

https://www.youtube.com/watch?v=H_-sXy-Vii4

Sito Mostra del Cinema: https://www.labiennale.org/it/cinema/2017