Natalia Goncharova, anticonformista e poliedrica sperimentatrice, in mostra a Firenze.

Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie tra Gauguin, Matisse e Picasso a Palazzo Strozzi fino al 12 gennaio 2020.

Firenze. A Palazzo Strozzi una grande e interessante retrospettiva su una delle artiste più poliedriche, creative a anticonformiste del Novecento: Natalia Goncharova (Governatorato di Tula 1881 – Parigi 1962). Una donna che ha superato due guerre mondiali, che ha attraversato e sintetizzato le avanguardie dei primi del Novecento e che ha vissuto per l’arte. Pittrice, Illustratrice, grafica, costumista, scenografa, decoratrice e stililista, una performing artist ante litteram, la Goncharova ha inondato Palazzo Strozzi con il suo gusto orientaleggiante, i suoi colori e la sua creatività. In mostra oltre centotrenta opere (pittura, grafica, disegni e costumi) dell’artista russa, accompagnate da video e foto d’epoca.

Paul Gauiguin, Mietitura: Le Pouldu, 1890 circa

Natalia apparteneva a una famiglia che aveva fatto la sua fortuna con le fabbriche di tessuti e cartiere ma che, con il tempo, si era impoverita. Lei portava il nome della prozia, la moglie del famoso poeta Alexander Pushkin, morto a seguito di un duello provocato da una presunta infedeltà della consorte. Nel 1891 la famiglia si trasferisce a Mosca. Nel 1900 inizia l’unione sentimentale (anticonformista e aperta), che durerà per tutta la vita, con Mikhail Larionov, compagno della Scuola di pittura a Mosca. Si sposano soltanto nel 1955 per garantire, a chi fosse rimasto in vita, le opere dell’altro.

Natalia Goncharova, Il circo, 1907

È proprio Larionov che dopo un viaggio in Francia al seguito di Diaghilev, trasmette a Natalia il suo entusiasmo per Cézanne, Matisse e Paul Gauguin, che diventa una sua fonte di ispirazione. Di quest’ultimo, in mostra, Mietitura: Le Pouldu, tema caro alla Goncharova che era cresciuta in campagna. La Goncharova entra in contatto a Mosca, attraverso le collezioni di Sergei Shchukin e Ivan Morozov, con la pittura moderna francese. Nella prima sala della mostra sono esposti alcuni dipinti di artisti le cui opere Natalia ha potuto ammirare e da cui è stata influenzata. Come per esempio per Il circo, in cui è evidente il riferimento a Toulouse Lautrec.

Natalia Goncharova, Pavone (nello stile dei ricami russi), 1910

Nella seconda sala l’evoluzione del Neoprimitivismo con le sue radici nel folclore e nella tradizione russa. I soggetti dei dipinti, qui esposti, hanno come riferimento gli anni che Natalia ha trascorso in campagna: i contadini, la loro vita quotidiana, gli oggetti intagliati in legno i lubki (stampe popolari) collezionate da Larionov e le kamennye baby (sculture in pietra dalle forme primordiali). Il Neoprimitivismo della Goncharova non si ispira a paesi lontani perché come affermava lei stessa: “L’arte del mio Paese è incomparabilmente più profonda di tutto ciò che conosce l’Occidente” (1913).

Lavaggio della biancheria,1910, olio su tela, cm 106 x 118. Mosca, Galleria Statale Tretyakov, 10317. Trasferito dal Museo della Cultura Artistica, 1927

Come nel Pavone, emerge il suo interesse per i ricami a punto catenella tipici delle campagne di Tula, così ritroviamo il mondo rurale, a lei familiare, nel Lavaggio della biancheria. Le figure femminili sono statuarie e monumentali come le kamennye baby. Nel suo Autoritratto con gigli gialli sembra sintetizzare le avanguardie dell’epoca. Si ritrae con lo sguardo fiero nel suo studio di Mosca, invece dei pennelli stringe tra le mani i gigli tigrati di gusto orientaleggiante e sullo sfondo i suoi quadri a parete. Accanto a questo dipinto è esposto l‘Autoritratto con turbante di Larionov, l’artista sta davanti a un rilievo ligneo e ha come attributo una sega, in quanto scultore.

Autoritratto con gigli gialli,1907-1908, olio su tela, cm 77,5 x 58,2. Mosca, Galleria Statale Tretyakov, ZH-8965. Acquisto, 1927

La tavolozza di Natalia è più ricca, il gusto orientaleggiante più spiccato (poetico e decorativo l’inserto dell’albero fiorito nel Ritratto di Mikhail Larionov e del comandate del suo plotone), il suo volto esprime tenerezza e il suo sguardo, diretto allo spettatore, un carattere volitivo e consapevole delle proprie capacità. Le pareti della sala sono artisticamente rivestite con i disegni delle sue decorazioni.

La Fenice, Angeli che lanciano pietre sulla città, Mietitura, La vergine sulla fiera e un profeta (1911)

È la prima artista donna a esporre nudi in Russia. Il suo dipinto, Modella (su sfondo blu), in mostra nel 1910, viene sequestrato. Processata, per offesa alla morale e pornografia, viene assolta, come in analoghe vicende.
Ancora oggi, dopo oltre un secolo, il suo nudo – esposto nella terza sala con decorazioni in blu in omaggio ai toni dei suoi dipinti – fa scandalo. Instagram lo ha censurato, perchè “raffigurante nudità e porzioni di pelle eccessive”, la parte superiore del dipinto è stata utilizzata per il trailer della mostra.

Sala espositiva

Natalia partecipa nel 1912, invitata da Kandinsky, alla seconda mostra del Blaue Reiter a Monaco. Nel 1913, alla stregua dei principi della body art, sfila insieme ad altri artisti nelle vie eleganti di Mosca con il volto e il corpo dipinti con immagini e frasi provocatorie.
Dello stesso anno è la sua mostra personale con ottocento opere che illustrano tredici anni della sua prolifica attività artistica. Nel catalogo, che ebbe tre edizioni, l’artista dichiarò: “Sono passata attraverso tutto ciò che poteva offrire l’Occidente fino a oggi, e anche attraverso tutto quello che, partendo dall’Occidente, la mia patria ha creato. Ora scuoterò la polvere dai miei piedi e porrò le distanze tra me e l’Occidente, poiché ciò che l’Occidente significa, e che tutto informa, lo ritengo di scarsissimo valore e importanza: mi dirigerò versò la fonte di tutte le arti, verso l’Oriente”.

Inverno: raccogliendo legna da ardere, 1911

Tra i dodicimila visitatori c’era anche Serge Diaghilev, impresario creatore dei Ballets Russes.
La sua interpretazione della natura è lirica, poetica, come nell’Inverno: raccogliendo legna da ardere dove la brina è rappresentata da stelle bianche sull’albero. In La dea della fertilità (rappresentazione di una kamenaia baba, idolo in pietra) sintetizza il primitivismo di Gauguin e quello cubista di Picasso. In mostra anche cinque parti del polittico della Mietitura (due parti sono andate perdute) che Natalia vide riunite per la prima volta nella mostra monografica del 1913. Qui la pittrice si è ispirata ai temi dell’Apocalisse avendo presenti i dipinti bizantini e le stampa popolari, l’esplosione dei toni blu, rossi e gialli è dirompente.

Modella (su sfondo blu), 1909-1910, olio su tela, cm 111 x 87. Mosca, Galleria Statale Tretyakov, ZH-1633. Lascito di A.K. Larionova Tomilina

Nella quarta sala sono esposte le opere a carattere religioso, dipinte dalla Goncharova negli anni tra il 1909 e 1910. Per comprendere il loro carattere provocatorio basta pensare che la tradizione ortodossa impediva alle donne di dipingere icone, solo gli uomini erano stati creati a immagine di Dio. Questo causò non pochi conflitti con la Chiesa così che otto opere dell’artista vennero sequestrate. Così nella mostra del 1913 Natalia riunì in una sala separata i dipinti religiosi. Accusata comunque di blasfemia venne poi assolta.

Trittico della Madre di Dio, riquadro con i Fiori (1911)

Nel Trittico della Madre di Dio la pittrice riprende nei riquadri laterali i ricami della tradizione contadina. Nella sala 4 bis sono esposte le opere de La Grande Guerra. La Goncharova non tornò mai più in patria dopo il mese di luglio del 1915. Del 1913 è il dipinto Il vuoto con il quale si distacca dalla rappresentazione del reale, percorso iniziato da Kandinsky nel 1911. La Goncharova dimostra così di aver metabolizzato velocemente tutte le avanguardie (Neoprimitivismo, Cubismo, Futurismo e Tuttismo) e, passando per il Raggismo, di averle superate arrivando all’Astrattismo.

Tunica da boiardo e copricapo a corona del Principe per il balletto Sadko (1916)
Tunica, giacca e copricapo per il costume della Principessa del Mare il balletto Sadko (1916)

Una delle sezioni più stupefacenti ed entusiasmanti della mostra è quella della sala cinque che ricostruisce l’attività della Goncharova per il teatro e i balletti.
Alla fine del 1913 Serge Diaghilev commissiona all’artista le scene e i costumi per Le Coq d’Or, opera-balletto su musica di Nikolai Rimsky-Korsakov, basato sul poema di Alexander Pushkin. Molte scenografie e costumi furono realizzati nel laboratorio del teatro Bolshoi di Mosca, dove Natalia lavorava di notte vestita da uomo per praticità. Per curare l’allestimento Natalia va a Parigi, dove conosce Picasso, Guillaume Apollinaire, Picabia e Ardengo Soffici.

Re mago, studio per un figurino del balletto Liturgie (1915)

In una intervista del 1914 Diaghilev dichiara: “I progetti di Goncharova sono semplicemente favolosi! […] sono esageratamente poetici e molto interessanti in termini di colori”. Allo scoppio della guerra Natalia e Mikhail tornano in patria e Larionov è arruolato e ferito. In considerazione del successo ottenuto, Serge Diaghilev propone a Natalia di lavorare ancora per i Ballets Russes e lei accetta a condizione che Larionov possa far parte della compagnia. Partono così per la Svizzera e non torneranno più in Russia.

Disegno per la scenografia per la scena finale de L’Oiseau de feu (1954)

Lì Natalia collabora con il coreografo-ballerino Léonide Massine e con il musicista Igor Stravinsky per la realizzazione del balletto a tema religioso: Liturgie. Per questa opera la Goncharova si ispira alla ieraticità delle icone russe e ai mosaici ravennati le cui tessere sono rievocate dalla tecnica del collage. Lo studio per il Re mago è una chiara rielaborazione dei tre offerenti di Sant’Apollinare Nuovo (VI secolo) a Ravenna. I due artisti trascorreranno anche sei mesi in Spagna, al seguito dei Ballets Russes, dove l’artista rimane affascinata dalla musica e dalla cultura spagnola. Nella mostra è possibile ammirare i costumi, i bozzetti, i disegni per le scenografie e coreografie eseguiti dalla Goncharova.

Due danzatrici, disegni per la coreografia del balletto Les Noces (1923 circa)

Dopo un breve passaggio nel 1914 si fermano a Roma, nel 1916 fino alla primavera del 1917, dove incontrano Filippo Tommaso Marinetti. Qui collaborano con Diaghilev e Massine e alloggiano all’Hotel Minerva. Vengono raggiunti, per preparare Parade, da Picasso, Cocteau e Stravinsky. I due artisti russi fanno amicizia con la scrittrice e medico lèttone Olga Resnevich Signorelli, a cui donano alcune opere. Proprio nella casa di quest’ultima hanno modo di frequentare l’ambiente intellettuale italiano: Eleonora Duse, Giovanni Papini, Alfredo Casella, Vincenzo Cardarelli, Giacomo Balla e Fortunato Depero. Esposti, nella sala cinque, i fantasiosi costumi per Sadko, su musica di Rimsky-Korsakov, che ebbe molto successo per il fantasmagorico mondo sottomarino ricreato dalla Goncharova.

Primavera, 1927-1928, olio su tela, paravento suddiviso in 5 pannelli, ciascuno cm 243,8 x 81,3. Chicago, The Arts Club of Chicago

Natalia e Larionov, a seguito della Rivoluzione Russa del 1917, perdono i loro risparmi investiti in rubli, il cui valore crolla. Le collezioni d’arte private sono nazionalizzate e i dipinti rimasti nello studio di Mosca sono salvati da un amico dei due artisti. Per sfuggire ai bombardamenti lasciano Parigi e si rifugiano nella tenuta di Pivotins del conte Ignatieff. I due conoscono Alexandra Tomilina (modella, partner, assistente e infine seconda moglie di Larionov) e frequentano il giornalista Oreste Rosenfeld, che sarà per un periodo il compagno della Goncharova. Nel 1919 si trasferiscono a Parigi. Natalia, oltre che dal teatro, riceve commissioni anche dall’ambiente della moda per disegnare tessuti e abiti da sera, pubblicati anche su Vogue e Vanity Fair.

Gara di canottaggio, 1912

Sintesi perfetta di linguaggi figurativi e astratti, di Occidente e Oriente, è il bellissimo paravento Primavera, concesso per la prima volta dall’Arts Club di Chicago e restaurato per l’occasione. Il 1929 è l’anno della grande crisi, l’Unione Sovietica pone fine alla sperimentazione delle avanguardie e l’avvento del Realismo socialista rende impossibile il ritorno in patria dei due artisti. In sala anche un video che rivela la sinergia tra musica, danza e pittura operata da Natalia. Nel 1950 Natalia sarà costretta, per pagare le cure a Larionov, colpito da un ictus con paralisi della mano destra, a vendere le sue opere, che fino allora aveva solo donato.

Natalia Goncharova con il “trucco di base per un’artista del teatro futurista”, pubblicata in «Teatr v karrikaturakh», 21 settembre 1913. Mosca, Galleria Statale Tretyakov, Dipartimento dei manoscritti

Per non disperdere l’eredità delle loro opere i due artisti si sposano nel 1955. Morta Natalia nel 1962 Larionov sposa (1963), nella casa di riposo dove vive, Alexandra Tomilina, che eredita le opere della coppia destinate allo Stato sovietico. Sono sepolti tutti e tre nella stessa tomba a Ivry-sur -Seine.
Alcune opere furono concesse al governo francese per pagare le tasse di successione ma molte altre furono trasferite in Russia nel 1989 a beneficio della Galleria Statale Tretyakov. Questa possiede una collezione di quattrocentotredici quadri, seimilanovecentoventiquattro opere su carta, fotografie e materiali d’archivio.

Palazzo Strozzi

La mostra fiorentina, curata da Ludovica Sebregondi, è promossa dalla Fondazione Palazzo Strozzi e la Tate Modern di Londra, in collaborazione con l’Ateneum Art Museum di Helsinki.

INFORMAZIONI

Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie tra Gauguin, Matisse e Picasso
Durata: fino al 12 gennaio 2020
Sede: Firenze, Palazzo Strozzi
Telefono: +39 055 2645155
Sito: www.palazzostrozzi.org
Orari Tutti i giorni 10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00. Dalle ore 9.00 solo su prenotazione. Accesso consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura.
Biglietti: intero € 13,00; ridotto € 10,00; scuole € 4,00