HIROSHIGE visioni dal Giappone, alle Scuderie del Quirinale

Roma, Scuderie del Quirinale. Hiroshige (1797 – 1858), “il pittore della pioggia e della neve”, fino al 29 luglio 2018. La mostra sarà a Bologna nelle sale espositive del Museo Archeologico (dal 21 settembre 2018 fino al 3 febbraio 2019).

Intorno alla metà del Seicento alcuni artisti giapponesi iniziano a prediligere, quali soggetti delle loro opere, il teatro kabuki e le cortigiane residenti nei “quartieri dei divertimenti”. Nasce l’Ukiyo-e, l’arte del Mondo Fluttuante che trova la sua massima espressione nella stampa seriale xilografica. Hiroshige, artista formatosi presso la scuola Utagawa sotto Toyohiro nella produzione ukiyoe di stampe di attori (yakushae) e bellezze femminili (bijinga), si impose sul mercato, tra gli anni trenta e cinquanta dell’Ottocento, pubblicando numerose serie e centinaia di fogli sciolti con fiori, pesci, uccelli e paesaggi con vedute celebri (meisho) del Giappone nelle quattro stagioni e in diverse condizioni atmosferiche attraverso la tecnica della silografia policroma (nishikie). I soggetti erano spesso luoghi rintracciabili nelle guide di viaggio.

Ingresso mostra Hiroshige

Rossella Menegazzo (curatrice di questa mostra e di quella su Hokusai all’Ara Pacis) in La natura calma di Hiroshige: silografie e dipinti, spiega: “Gli anni trenta dell’Ottocento segnarono l’apice della produzione ukiyoe. Fu proprio in quel periodo che furono realizzate le serie silografiche più importanti a firma dei maestri dell’arte del Mondo Fluttuante, che si confermarono – qualche decennio più tardi con l’apertura del Paese – come i più grandi nomi dell’arte giapponese in Occidente. Kuniyoshi aveva pubblicato nel 1829 con l’editore Kagaya…, Hokusai produsse con Nishimuraya, tra il 1830 e il 1832, le Trentasei vedute del monte Fuji…, mentre Hiroshige fece seguire, in risposta a questa, la sua serie intitolata Cinquantatré stazioni di posta del Tôkaidô (Tôkaidô goju santsuji no uchi), tra il 1833 e il 1834”.

Allestimento mostra

La mostra presenta una selezione di circa 230 opere, silografie policrome e dipinti su rotolo, divise in sette percorsi tematici. Hiroshige, famoso per le illustrazioni di vedute del Giappone al variare delle stagioni e delle condizioni meteorologiche, è conosciuto come il “maestro della pioggia e della neve”. I suoi paesaggi erano alla moda e costituivano fonte di conoscenza del territorio ed elemento identitario.
Nella prima sala sono esposte le prime opere che introducono all’opera e alla vita di Hiroshige, con le prime silografie prodotte tra il 1820 e il 1830 (vedute, parodie, surimono, e temi incentrati sulla natura, fiori e uccelli). La ricchezza e brillantezza dei colori di Hiroshige portò a definire le sue immagini come di “broccato” (nishikie).

Utagawa Hiroshige, Ōiso. Pioggia delle lacrime di Tora [del ventottesimo giorno del quinto mese], 1833-34 circa, 250 x 375 mm, silografia policroma Museum of Fine Arts, Boston – William Sturgis Bigelow Collection

La seconda e terza sala, TŌKAIDŌ E KISOKAIDŌ. Ogni signore feudale (daimyō), pur possedendo un castello o residenza nella provincia che governava, era obbligato per portare omaggi allo shōgun a risiedere, ad anni alterni, nella Capitale di Edo (rinominata dall’imperatore, nel 1867, alla fine dello shogunato: Tokyo).  Tale sistema economico-politico cosiddetto delle “residenze alternate” (sankiōnktai), permetteva ai Tokugawa di mantenere il controllo periferico sugli oltre 260 feudi in cui il Giappone era diviso. Le vie di collegamento interne al Paese vennero consolidate per garantire alle genti e al loro seguito i viaggi tra Kyoto ed Edo. Nel caso dei daimyō implicava un corteo di centinaia, o migliaia, di persone. La via preferita era il Tōkaidō, la strada orientale che costeggiava il mare, larga e pianeggiante, ma vi era anche il Kisokaidō, che attraversava invece le montagne tra Kyoto (capitale imperiale) ed Edo offrendo scorci naturalistici su laghi e fiumi di estrema bellezza.

Il santuario di Gion con la neve, Serie: Luoghi celebri di Kyoto, 1834 c., Silografia policroma

Lungo il loro percorso erano presenti diversi tipi di servizi per supportare i viaggiatori. Le stazioni di posta – rinomate per le loro attrazioni, i loro prodotti e i paesaggi – divennero soggetti di guide di viaggio illustrate, mappe e immagini souvenir.
Sono oltre trenta le serie che Hiroshige dedica alla via principale di transito con il titolo di Cinquantatrè stazioni di posta del Tōkaidō (1833-1834 circa), oltre alle Sessantanove stazioni di posta del Kisokaidō (1834-1842 circa), la via più interna tra le montagne a cui collabora Eisen. Alle Scuderie è esposta la principale serie nota come Hoeidō (1833-1834) al completo con 55 stampe e un disegno originale, oltre a vedute del Tōkaidō di altre edizioni a paragone. Occorre ricordare che Hiroshige ha descritto alcune località senza esserci mai stato. Rifacendosi ai canoni dell’arte cinese, modello anche per gli artisti giapponesi, il pittore non deve mirare alla verosimiglianza ma a trascendere il reale per raggiungere l’ideale.

Utagawa Hiroshige, Hakone: Vista del lago, 1833–34 circa, silografia policroma, 247 x 348 mm, Museum of Fine Arts, Boston – William Sturgis Bigelow Collection

Sala IV, Vedute di luoghi lontani. I giapponesi dell’epoca, che non sempre potevano recarsi in luoghi lontani, potevano ammirare le illustrazioni dei paesaggi del Giappone, come quello del monte Fuji (vedi Hokusai), dando vita a una mappatura delle province e dei luoghi di attrazione sul territorio nipponico.
Sala V, Fiori, uccelli e pesci. La serenità e la calma della natura infondono all’opera di Hiroshige, dedicata alla rappresentazione di fiori, uccelli, pesci, un aspetto lirico. In questa sezione: le silografie dei “Grandi pesci”. Per le raffigurazioni di fiori e uccelli Hiroshige predilige il formato verticale (lungo e stretto), più adatto a composizioni asimmetriche, in equilibrio tra pieni e vuoti. Interpreta, nelle sue opere, gli insegnamenti dello shintoismo (dottrina religiosa giapponese) secondo cui l’uomo, la natura, gli animali e le divinità sono manifestazioni di un solo principio che si trasfonde nel tutto e nell’uno con la stessa intensità.

Mishima. Primo portale del santuario di Mishima Daimyojin. Numazu. Il Fuji in una giornata serena dopo la nevicata (visto) dal monte Ashigara. Serie: Celebri vedute delle 53 stazioni (Tokaido). 1855 Silografia policroma, album

Sala VI Parodie e umorismo Sono esposte in questo spazio opere della produzione di silografie policrome a tema comico di Hiroshige, basate sulla parodia di antichi eventi o di racconti classici, realizzate per lo più tra il 1840 e il 1854. Si tratta di una serie di stampe che hanno come tema il teatro, la storia e la letteratura, come per esempio la battaglia tra palline di riso e sake.
SALA VII-VIII Vedute della Capitale Orientale. Sono diverse le serie che l’artista dedica a Edo, la Capitale Orientale e amministrativa degli shōgun Tokugawa. In cento anni, a partire dal 1600, diventa la metropoli più popolosa al mondo. Cento vedute famose di Edo (Meisho Edo hyakkei) è la serie più spettacolare, racconta i luoghi più frequentati della capitale.

Utagawa Hiroshige, Pagro e pepe nero giapponese, Serie: Grandi pesci, 1832-33 circa, 265 x 370 mm, silografia policroma, Museum of Fine Arts, Boston – William Sturgis Bigelow Collection

La bellezza delle località e la vivacità delle attività umane sono esaltate dalla costruzione innovativa dell’artista che segna una svolta all’interno della tradizione della raffigurazione del paesaggio. Hiroshige sfrutta l’asimmetria della composizione, pone in primissimo piano elementi di grandi dimensioni, come una sorta di macro fotografico, crea uno spazio per tanti piani paralleli sviluppando una profondità che sfida l’infinito, dal micro al macro. Questa sua tecnica è particolarmente innovativa e fotografica.
Le campiture piatte di colore e il gioco di linee curve e spezzate, il carattere bucolico delle sue opere hanno influenzato molti artisti europei dell’Ottocento (Van Gogh, Monet, Degas e Toulouse Lautrec). Superando in questo forse anche Hokusai, artista dalla personalità tormentata e quindi più difficile da afferrare. 

Utagawa Hiroshige, Peonie, 1853, secondo mese, 219 x 270 mm, silografia policroma, Museum of Fine Arts, Boston – Asiatic Curator’s Fund

Van Gogh scrisse diverse lettere al fratello Theo in cui parla della sua ammirazione, dell’influenza che l’arte giapponese stava avendo nei suoi dipinti (l’uso della linea grafica delle composizioni e la stesura piatta dei colori), dell’esigenza di collezionare stampe ukiyoe e la volontà di farne una mostra. Copiò Acquazzone improvviso su Ohashi ad Atake e Il giardino di susini a Kemeido (dalle Cento vedute celebri di Edo, 1857) e Pissarro affermò addirittura che “Hisorshige è un meraviglioso Impressionista”.
Sala IX La produzione pittorica
. I dipinti su rotolo di Hiroshige presentano una visione eterea. I suoi paesaggi raccontano una natura incontaminata, zone montane, isole, cascate, dove l’uomo, se c’è, è una presenza minuscola, quasi irrilevante. Nei trittici portò alla massima espansione il formato orizzontale. A partire dall’inizio degli anni cinquanta, iniziò a preferire il forma verticale, sulla scia dell’esperienza derivatagli da una importante committenza di dipinti su rotolo.

Utagawa Hiroshige e Utagawa Kunisada, Genji dell’Est. [Capitolo 12]. Il giardino innevato 1854, dodicesimo mese, trittico di ōban 377 x 759 mm silografia policroma, Museum of Fine Arts, Boston – William Sturgis Bigelow Collection

Quello che rende unico Hiroshige è la capacità descrittiva degli elementi naturali, atmosferici e dell’effetto della luce. Hiroshige sapeva far percepire in modo quasi tattile elementi come neve, pioggia, nebbia e chiarori di luna. La varietà di tipologie di pioggia per ogni stagione che riuscì a rappresentare nelle sue centinaia di silografie gli valse il titolo di “maestro della pioggia”.
Il suo capolavoro finale è dedicato alle cento località celebri di Edo. Località scelte tra le più note ma anche con l’aggiunta di alcune meno trattate. Qui gli elementi selezionati per il primo piano sono di dimensioni esagerate e mai mostrati per intero.

Utagawa Hiroshige e Utagawa Kunisada, Genji dell’Est. [Capitolo 12]. Il giardino innevato 1854, dodicesimo mese, trittico di ōban 377 x 759 mm silografia policroma, Museum of Fine Arts, Boston – William Sturgis Bigelow Collection, particolare

Non tutti potevano viaggiare e per questo le immagini policrome di luoghi famosi diventavano il ricordo da portare a casa, una specie di cartolina, ma rappresentarono anche una fonte di conoscenza del territorio per chi altrimenti non lo avrebbe mai visitato.
L’artista disegnava prima la traccia in inchiostro (shitae), questa veniva fatta aderire dall’incisore sulla matrice di legno di ciliegio per essere poi scolpita, e quindi distrutta, per dar vita alla prima prova di stampa con il solo nero a cui si sarebbero aggiunti tanti colori quante erano le matrici scolpite e inchiostrate dallo stampatore. Una tecnica artigianale che prevedeva la collaborazione di figure professionali altamente specializzate, che potevano garantire la produzione in serie e la qualità artistica che rendeva ogni singolo foglio unico.

Utagawa Hiroshige, Luna riflessa sulla superficie delle risaie a Sarashina nella provincia di Shinano, 1853, quinto mese, trittico di ōban, 368 x 252 mm (ciascun foglio) silografia policroma, Museum of Fine Arts, Boston – William Sturgis Bigelow Collection

L’apertura del Giappone all’Occidente nel 1853, conseguenza di una crisi economica del paese, segnò, oltre che un movimento di professionisti e imprenditori in entrata, un’uscita enorme di prodotti, tra cui fotografie ma soprattutto stampe ukiyoe. Gli sfondi di alcuni dipinti di Van Gogh, come il ritratto di Père Tanguy, riportano sullo sfondo le stampe giapponesi per lo più di Hiroshige. Un’onda giapponese travolse il mondo artistico europeo nella seconda metà dell’Ottocento, dando vita al fenomeno del japonisme.

Taira Kiyomori vede comparire dei fantasmi, 1844-1845, Silografia policroma, particolare

Hiroshige, secondo suo espresso desiderio, ricevette un funerale nello stile samurai. Suo padre, appartenente alla famiglia Tanaka, era un samurai di basso rango (doshin).
Il progetto della mostra, curato da Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson, è una produzione di Ales S.p.A. Arte Lavoro e Servizi, Comune di Bologna – Istituzione Bologna Musei e MondoMostre Skira con la collaborazione del Museum of Fine Arts di Boston (da cui provengono molte opere in mostra) e il patrocinio dell’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, dell’Ambasciata del Giappone in Italia e dell’Università degli Studi di Milano.

Foto, tranne dove diversamente indicato, di Marco De Felicis

Informazioni

Sede: Scuderie del Quirinale
Indirizzo: Via XXIV Maggio 16, Roma
Periodo: fino al 29 luglio 2018

Orari: dalla domenica al giovedì: dalle 10 alle 20
venerdì e sabato: dalle 10 alle 22.30
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti: 15 € (audioguida inclusa)
Ridotto: 13 € (audioguida inclusa)
Giovani (da 6 a 17 anni): 2 € (audioguida inclusa)
Gratuito: da 0 a 5 anni (audioguida inclusa)

Info:
tel. 06 81100256
www.scuderiequirinale.it
Facebook @ScuderieQuirinale
Twitter @Scuderie
#mostraHiroshige