RomaFF16. Mediterràneo si è aggiudicato il “Premio del Pubblico FS” alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

 

Il docu-film sul dramma di migliaia di migranti morti nel Mediterràneo, la più grande fossa comune del pianeta, premiato dal pubblico.

Gli spettatori della prima replica dei film della Selezione Ufficiale hanno votato il film vincitore del premio, in collaborazione con il Gruppo FS Italiane (Official Sponsor della Festa), attraverso l’APP ufficiale e il sito www.romacinemafest.it.
Mediterràneo, del regista spagnolo Marcel Barrena, ha “ben aperto” la selezione dei film in concorso della sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film è basato sulla storia vera di Oscar Camps, bagnino catalano, attivista, fondatore e direttore della ONG Proactiva Open Arms. È stato girato con un migliaio di autentici profughi siriani, le moto d’acqua e le attrezzature in dotazione ai soccorritori di Open Arms.

Mediterràneo, Eduard Fernández
Mediterràneo, Eduard Fernández

Mediterràneo è un film da vedere prima di chiedere la chiusura dei porti, prima di usare lo spersonalizzante termine “migranti” per indicare migliaia di persone comuni come noi, padri, madri, figli, che continuano da anni ad attraversare la fossa comune chiamata Mediterraneo. Barche che affondano mentre Malta chiede chi sono e dove si trovano. Il film racconta fatti di cronaca di poco tempo fa ma che ormai non fanno neanche più notizia. Infatti non se ne parla più anche se la situazione di chi tenta di fuggire non è cambiata. Tanto più un film così potente diventa importante oggi.

Mediterràneo
Mediterràneo

Tutti ricordano come a settembre del 2015 il mondo rimase sconvolto davanti alla foto di Aylán Kurdi, un bambino di pochi anni senza vita su una spiaggia del Mediterraneo. Òscar Camps, bagnino di Badalona, convinse il suo amico Gerard Canals ad andare a Lesbo per capire cosa stava accadendo e offrire il proprio supporto. Quel viaggio diventò una missione di mesi. Ad oggi ha salvato la vita a più di 60.000 persone.

Eduard Fernández e Dani Rovira

Marcel Barrena decise di girare il film per dare visibilità a ciò che stava succedendo a due ore di aereo da casa nostra. Per quattro anni ha lavorato a Lesbo per conoscere direttamente la situazione e raccogliere testimonianze. Ha girato nei veri uffici dei soccorritori di Open Arms e ricostruito il campo profughi di Moria. Per il film centinaia di rifugiati sono stati assunti come comparse. Il regista non ha le risposte per porre fine a ciò che accade nel Mediterraneo, ma ha fatto da megafono perché nessuno dimentichi quel che avviene sulle nostre coste.

Mediterràneo
Mediterràneo

Per sostenere uno dei film più belli della Festa del Cinema di Roma, sono arrivati il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, il regista, Marcel Barrena, e il protagonista di Mediterraneo Eduard Fernández (Oscar).

In conferenza stampa Òscar Camps ha dichiarato: “Con questo film vogliamo mostrare la realtà. Proteggere la vita in mare non è un delitto ma è un obbligo degli stati di tutto il mondo, è un diritto umanitario. Se accettiamo di perdere questi diritti perderemo molto. C’è il problema dei profughi e dell’immigrazione ma il nostro lavoro è proteggere la vita in mare. Tutte le persone dell’isola non volevano che queste persone sbarcassero e creassero problemi. Ma di fronte alla vita e alla morte tutti hanno scelto la vita”.
Il regista ha raccontato come in Spagna il film sia stato boicottato dall’estrema destra: “Ma se i fascisti si arrabbiano con te vuol dire che stai dalla parte giusta. Mentre siamo qui a parlare tutto questo sta continuando a ripetersi nel Mediterraneo”.

Il regista e protagonisti
Il regista e protagonisti

Eduard Fernández: “Nel film il protagonista dice che ‘per fare bene il mio lavoro la cosa più importante sono io e non sei tu’ chi fa il ‘socorrista’ sa che è così. Per fare bene il mio lavoro io dovevo stare dietro le emozioni, stare là. Ho cercato di fare bene il mio lavoro affinchè la storia passi agli spettatori”.

Tra la fine del 2015 e i primi tre mesi del 2016, Lesbo e altre isole greche sono state la porta d’ingresso principale in Europa per oltre 900.000 rifugiati. Dopo l’accordo tra l’Unione europea e la Turchia del marzo del 2016, le persone rifugiate che giungono nelle isole del Mar Egeo vengono deportate in Turchia, pertanto le vie d’accesso all’Europa sono state chiuse. In questo modo, si sono intensificate le preesistenti rotte del Mediterraneo centrale, più lunghe e rischiose. Questo tragitto è molto più lungo, circa 300 km fino all’isola di Lampedusa e oltre 500 km fino alla Sicilia, per cui il numero di morti in questa zona critica è sempre più alto.

Notizie riportate sul sito di Open Arms

Mediterràneo

Una volta nel Mar Egeo, i rifugiati uscivano dalla costa turca e vedevano le isole greche all’orizzonte, identificando illusoriamente la loro destinazione con una meta sicura. Adesso, i percorsi sono molto più lunghi e pericolosi. L’itinerario attuale inizia sulla costa libica, uno stato fallito immerso in una guerra civile dove vengono sistematicamente violati i diritti umani e dove le milizie, nascondendosi dietro il nome dei guardacoste libici, perpetrano immediati respingimenti. Le mafie ammucchiano le persone che tentano di fuggire su imbarcazioni molto precarie che possono arrivare a trasportare tra 150 e 700 persone e che dispongono di quantità di combustibile insufficienti a giungere in un porto sicuro.

Dal sito Open Arms

Mediterràneo, conferenza stampa
Mediterràneo, conferenza stampa

Una volta in acque internazionali, possono soltanto affidarsi alla fortuna. Possono soltanto aspettare che qualcuno li localizzi, li recuperi e li porti in un porto sicuro europeo. Niente può garantire che questo salvataggio avvenga, nonostante centinaia di navi perlustrino la zona ogni giorno. La disperazione è così grande che si giocano tutto in questo modo.

Dal sito Open Arms

Informazioni

Festa del Cinema di Roma

Open Arms