MONA, arte come trasgressione e provocazione

8. Australia. Hobart (Tasmania). MONA, Museum of Old and New Art, l’anti-museo ribelle

Non è un museo, non è una collezione d’arte ma è molto più: autentico piacere artistico. Un museo si visita, una mostra si guarda ma al Mona si fa un’esperienza artistica che emoziona, diverte, scuote la mente e a cui non si può rimanere indifferenti. Un viaggio in un mondo sotterraneo dove il futuro è già arrivato. Con i suoi 14.000 metri quadrati è più grande del Guggenheim di Bilbao di Frank Gehry (11.000 metri quadrati).

Mona Roma Fast Ferry

The Museum of Old and New Art, inaugurato nel 2011, è situato a nord di Hobart, domina la penisola di Berriedale in un’ampia ansa del fiume Derwent. Il più grande museo privato in Australia rappresenta la visione artistica e creativa del miliardario David Walsh, anticonformista e spregiudicato, che voleva che il suo MONA “sconvolgesse e offendesse”. Walsh è soprattutto interessato ai temi del sesso e della morte nell’arte. Secondo Walsh “gli esseri umani sono semplicemente corpi guidati da impulsi quali il desiderio sessuale e la paura della morte”. David aveva sin da piccolo l’animo del collezionista, iniziò con i francobolli, un pretesto per imparare i nomi di luoghi esotici, per poi continuare con i libri che leggeva avidamente.

Mona, corridoio

Si appassionò soprattutto ai libri di Isaac Asimov di cui collezionò le opere insieme ad altri libri di fantascienza. Non aveva la percezione della sua povera infanzia perchè aveva una ricchezza infinita nella sua mente: l’universo dei libri, l’infinità del cosmo che studiava e, a quattordici – diciassette anni, i misteri del Tasmanian Museum. Si laureò in matematica e divenne presto ricco giocando a blackjack e altri giochi nei casinò, dove potevano essere calcolate le probabilità di vincita in base ad algoritmi. Poi iniziò a collezionare monete greche dal IV sec.a.C. in poi.

Mona, The Void bar

Il museo in realtà non offende ed è molto di più di un museo offre (a caro prezzo) anche sistemazioni in sede, ha due sezioni: una moderna e l’altra antica. Con un design sotterraneo e spregiudicato è una tappa d’obbligo per chi va in Australia. Il MONA non è uno spettacolo alternativo nè un’autobiografia di David Walsh, è una rappresentazione di un’arte che coinvolge lo spettatore, ponendolo davanti ai propri demoni, una meditazione sui significati della vita. Gli stessi spazi del MONA non sono neutri, come quelli di un museo, ma assorbenti e coinvolgenti.

Julius Popp, Bit.Fall

L’esperienza artistica inizia già con il viaggio per andare al MONA con il Fast Ferry, catamarano dedicato in divisa militare grigia con vari oggetti artistici a bordo. Parte dal molo di Hobart e arriva al MONA dopo una piacevole crociera di 30 minuti circa. Si può scegliere anche il bus del MONA oppure, volendo risparmiare, prendere l’autobus pubblico, ma la crociera sul fiume, andata e ritorno, è un piacere in più.  

Mona

Il MONA sembra il luogo dove passato e futuro si sono dati appuntamento, il suo ideatore, David Walsh, l’ha definito un anti-museo. È l’amplificatore di un nerd collezionista cresciuto a Tassie (vicino al Mona), un giocatore d’azzardo che ha creato questo tempio pagano dove vita e morte, creatività e spettacolo, passato e futuro convivono. Non didascalie o spiegazioni ma un device “O” che viene dato al visitatore con spiegazioni e schede delle opere. È possibile salvare il proprio itinerario.

Randy Palumbo, Grotto

Un Gabinetto delle meraviglie in cui si penetra scendendo, in un cilindro di vetro, per tre piani scavati nella roccia. L’entrata a specchio suggerisce l’ingresso in un mondo parallelo, come Alice nel paese delle meraviglie. Si abbandona così la superficie e la realtà per una immersione in un mondo sotterraneo fantastico e inquietante. Walsh ha voluto rappresentare, in questa esplorazione all’interno della terra, la storia di estrazione mineraria e di sfruttamento della Tasmania. La cultura del metallo australiano è riflessa anche nei materiali, come nella rampa di collegamento dei tre piani, e all’esterno: l’acciaio Cor-Ten, caratterizzato dal tipico color ruggine.

Wim Delvoye, Cloaca Professional

Per la realizzazione del MONA, Walsh si è avvalso della collaborazione dello studio di architettura australiano Fender Katsalidis e di quella dell’ex curatore del Centre Pompidou di Parigi, Jean-Hubert Martin. Un percorso, all’interno del museo, lasciato volutamente libero, labirintico ed estraniante, che turba il visitatore. Oltre ad opere di Kandinskij, Basquiat, Warhol e di artisti locali anche opere inquietanti come la macchina digestiva, Cloaca Professional di Wim Delvoye: mangia carne di manzo putrefatta e defeca alle 14 in punto (l’odore è a dir poco sgradevole).

Wim Delvoye, Tim (2006), live

La Bit.Fall di Julius Popp è una cascata di parole in gocce d’acqua. Le parole sono quelle delle notizie su internet, ovvero quelle più usate su Google. Una raffigurazione della realtà liquida della nostra esistenza. Questi muri alti 14 metri ricordano le pareti gigantesche e surreali di Piranesi, private però della loro atmosfera inquietante.

Wilfredo Prieto, Untitled (White Library)

Tra le opere più controverse Tim (2006) di Wim Delvoye è un’opera live dal momento che si tratta del tatuaggio sulla schiena di un uomo. Questo tatuaggio è stato venduto a un collezionista tedesco per 205.000 dollari. Tim ha acconsentito a mostrare la sua schiena per quattro volte l’anno e il tatuaggio tornerà al suo legittimo proprietario dopo la sua morte. Una macabra compravendita. 

Leda e il cigno, probabile opera romana del I sec. d.C.

Un gusto dissacrante pervade l’architettura teatrale del MONA. Il confine tra serio e faceto si assottiglia e l’animo sorride come in un carnevale artistico e macabro. 
La parte antica è la straordinaria collezione personale dell’antiquario Walsh: vasi, sarcofagi, statue di varie provenienze ed epoche.

Wim Delvoye, Chapel

Al MONA ci si può anche sposare, nella cappella di Wim Delvoye, oppure prendere un drink, cenare o pranzare al Source, uno dei ristoranti più rinomati dell’Australia, o fare due chiacchiere con un’amica sui suoi confortevoli divani d’epoca. Al MONA ci sono tre bar, un paio di caffè e tre ristoranti. Il MONA, con un’abile operazione di marketing, è un brand che attira visitatori da tutto il mondo in una poco conosciuta Hobart.

Wim Delvoye, Chapel (particolare)

Il ristorante, The Source, ha una incantevole vista panoramica e nel bar si possono gustare le ale bio del birrificio Moo Brew. Il birrificio artigianale, voluto nel 2005 da Walsh (giocatore d’azzardo e collezionista), è il più grande della Tasmania. Il birrificio si trova nel sito del MONA. Le etichette della birra sono opera dell’artista John Kelly e un paio riproducono, in forma stilizzata, una il sole e un canguro e un’altra un teschio.

Mona, esterno

David Walsh ha anche una tenuta vinicola che produce i Moorilla wines. “Moorilla” significa “roccia sull’acqua” nei vari dialetti aborigeni. Per migliaia di anni, il sito di Moorilla ha ospitato il popolo aborigeno Mouheneenner. La storia di questa roccia sull’acqua è radicata nella torbida storia del colonialismo e della spoliazione.

Mona, Museum Cafe

Così Walsh racconta come è nata l’idea di acquistare la tenuta che era di Claudio Alcorso (un romano mercante di tessuti e mecenate d’arte): “Ho comprato Moorilla per un capriccio, ma quel capriccio mi è servito. Non l’ho comprata per il vino, ero più interessato alla casa di Roy Grounds che ora è l’entrata di Mona – stavo cercando un magazzino d’arte… Comprare Moorilla è stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso, e penso che sarebbe vero anche se Mona non fosse stato collocato lì. Sono cresciuto proprio sulla strada di Moorilla, e da bambino ci passavo spesso davanti. Sapevo che era aperto al pubblico ma, nonostante la mia curiosità per i ricchi, non passai mai attraverso la sua porta, per questo paradiso alberato, di sconfinata vegetazione, questo tempio dell’architettura modernista”. Sia il birrificio che la tenuta vitivinicola sono in perfetta sintonia con lo spirito dionisiaco del MONA.

INFORMAZIONI

MONA
655 Main Rd, Berridale
Chiuso il martedì
Biglietto: 28 dollari australiani (18 euro)
Sito: https://mona.net.au/
Si trova a 12 chilometri dal centro di Hobart ed è raggiungibile con catamarano dal porto con una breve crociera di circa 30 minuti (più costosto, 22 dollari australiani 14 euro circa, ma sicuramente più affascinante) o con autobus