Michael Moore day, Fahrenheit 11/9 e incontro #RomaFF13

 

Michael Moore, autore di Bowling a Columbine (premio Oscar), ha  presentato ieri Fahrenheit 11/9, un documentario coraggioso, una lezione di politica, comunicazione e democrazia. Evento speciale al cinema il 22, 23 e 24 ottobre. Incontro con il regista, nella Sinopoli gremita di un pubblico entusiasta.

Un documentario critico, caustico, nello stile Moore, sulle elezioni di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti il 9.11.2016. Stesso titolo, ma con data diversa, di Fahrenheit 9/11, sull’11 settembre, con cui il regista ha vinto la Palma d’oro a Cannes, diventando il documentario con il maggiore incasso di tutti i tempi. Un’opera che è l’analisi delle politiche del partito democratico e di quello repubblicano che hanno determinato questo risultato e le sorti di una delle nazioni più potenti del mondo. L’opera è un j’accuse nei confronti di una popolazione e una sinistra incredule, che non hanno saputo valutare il pericolo, e nei confronti di un sistema elettorale che consente di vincere a chi ha ottenuto meno voti. Il regista spera che l’uscita nelle sale americane della sua pellicola sarà l’inizio della fine per Donald J. Trump e per il sistema guasto e corrotto che il presidente ha innescato. La sua scalata alla presidenza è stata il logico risultato di una lunga discesa, una storia di inganni e tradimenti. La storia di una nazione quando tocca il fondo.

 

Locandina

Ma questo film racconta lo sciopero a oltranza degli insegnanti che sono riusciti ad ottenere il contratto che volevano e anche cosa è accaduto a Flint (Michigan) dove Moore è nato, ha studiato e ha lavorato da giornalista prima di dirigere il suo primo documentario, Roger & Me, sulla chiusura della fabbrica della General Motors a Flint. In questa cittadina è stato perpetrato, per interesse economico, un attentato alla salute dei suoi abitanti facendo bere acqua, con un elevato contenuto di piombo, alla popolazione con danni irreversibili.
Michael Moore, accolto calorosamente da critici e pubblico, si è detto “molto preoccupato per il cinema oggi. Negli Stati Uniti è diventato sempre più raro vedere film stranieri, che provengono dall’Africa o dall’Asia. Ho realizzato nella mia città un’organizzazione per promuovere il cinema, che è la forma di intrattenimento per la gente.

Michael Moore

Oggi andare a un concerto costa 100 dollari mentre con 10 dollari puoi andare al cinema. Sono cresciuto in una città piena di fabbriche. Il cinema è la porta per vedere il mondo. Ho avuto la possibilità di vedere Amarcordil Conformista, Kurosawa. Oggi non è più possibile vedere come si vive nel resto del mondo, quindi c’è una maggiore ignoranza. Si prendono decisioni basate sull’ignoranza. In America il 60/70 % delle persone non ha il passaporto, quindi non va all’estero. Serve maggior impegno per preservare il cinema. Si tratta di una strada che va in due direzioni, dobbiamo essere più impegnati a far vedere film che vengono da altri parti del mondo e voi (n.d.r. italiani) dovete impegnarvi a fare buoni film. Quindi meno schifezze e più arte, i bei film come avete fatto negli ultimi 100 anni”.
Alla domanda se oggi rimpiange Bush, Michael ha risposto: “No, no! Considero, sempre sempre, Bush responsabile di crimini di guerra, come in Iraq, che non aveva fatto nulla. I repubblicani hanno raccolto un minor numero di voti, Al Gore mezzo milione di voti in più di Bush. Hillary ha raccolto tre milioni di voti in più di Trump. Sedici anni fa avremmo dovuto combattere la battaglia contro questo sistema che permette a chi ha preso meno voti di vincere.

Incontro con Michael Moore

Hillary ha avuto il maggior numero di voti dalla classe operaia e Trump ha preso i voti di chi guadagna da 50.000 euro in su, il 64% era il voto dei bianchi. Oggi i 2/3 dei votanti sono gente di colore, donne e giovani e sono la maggioranza e loro porteranno al cambiamento. Saranno loro a vincere il dinosauro morente”.
Moore ha spiegato come i media non siano riusciti a capire come sarebbero andate le elezioni presidenziali: “A novembre 2016 il New York Times aveva un riquadro con le percentuali e Trump veniva dato al 15%. La stampa ha avuto un ruolo nell’istupidire la gente. Vive nella sua bolla, non va tra la gente e racconta le bugie che i politici le trasmettono. Ora qualcosa sta cambiando, per decenni hanno amato Trump perché faceva notizia con i suoi incontri sessuali, lo chiamano simpaticamente ‘il Donald’. Anche i comici di sinistra ridevano quando lui diceva di candidarsi alla presidenza. La gente non è troppo intelligente, le scuole sono state distrutte da Reagan. Oggi qualche conduttore dopo l’intervento di Trump ha il coraggio di dire “sta mentendo”. Se agli studenti si fa pagare l’istruzione e per pagarsi l’università devono fare un mutuo da pagare fino a 40 anni, se si chiudono le biblioteche… Questo può spiegare perché in Italia avete avuto Berlusconi, Salvini…”.

Auditorium

A proposito di quanto sta accadendo in Italia Moore ha detto: “Sono cinque giorni che sono qui e ho guardato molto la televisione italiana (n.d.r. allarga le braccia in segno di sconforto). L’italiano non lo parlo ma le immagini le capisco… Ho visto quando i ricchi prendono il controllo e il possesso dei media, hanno interesse che le persone vengano intrattenute, quello che è successo negli Stati Uniti. Trump è bravissimo in questa recitazione e la nazione è stata resa più stupida. Qui vedono Salvini e Di Maio come intrattenimento e non c’è nulla di divertente. La sinistra ha pensato che era meglio essere di centro-sinistra, si sono sentiti un Berlusconi o un Salvini intelligente, ma non possono unirsi queste due parole. ‘Non sappiamo chi siamo ma votateci’, un errore fatto dai liberal che stiamo pagando. Oggi le persone medie se fanno dichiarazioni idiote se ne vantano. Ai tempi di mio padre volevano votare Kennedy perché credevano che un uomo più intelligente e preparato potesse fare qualcosa di buono per l’America”. Ora sono tornati a scendere in piazza gli studenti perché le tasse scolastiche sono talmente alte da tagliare fuori molti giovani.

Alla domanda su cosa pensa di Obama e se crede che anche lui abbia aperto la strada a Trump, il regista risponde: “Ho votato due volte per Obama. Nella prima elezione, nel 2008, il suo nome era Barack Hussein Obama. Nel mezzo della guerra in Iraq era stato accusato di essere musulmano e lui, nonostante questo, aveva mantenuto il suo nome. Altri politici del partito gli chiesero di rinunciare al nome Hussein, e gli chiedevano ‘non ti potremmo chiamare Barry?’ Il colore della pelle non lo potevamo togliere ma Hussein si. Davanti alla scheda elettorale con il suo nome mi si sono riempiti gli occhi di lacrime e una lacrima e caduta sul cerchietto su cui avevo votato, sciogliendo l’inchiostro. Ero commosso perché non avrei mai pensato di riuscire a votare un presidente di colore. La schiavitù risaliva a non più di 150 anni prima. In questo Paese (n.d.r. Italia) si voterebbe una donna di colore? E stato per me un momento di grande speranza, ci sono voluti milioni di voti di persone che hanno dovuto mettere da parte i loro pregiudizi razziali. Un mese dopo le lezioni lui ha preso due di Wall Street e ha messo loro in mano l’economia americana.

Obama ha fatto cose positive ma anche tanti errori. Per esempio ha contribuito alla perdita della Clinton, con quello che ha fatto a Flint (n.d.r. bagnandosi solo le labbra nel bicchiere d’acqua per dimostrare che era buona). Ha avallato, così, le multinazionali che puntavano a grandi introiti con la costruzioni del nuovo acquedotto. Se i partiti di sinistra si comportano male e lasciano i loro valori la gente li abbandona. Quando sono venuto a Roma per presentare Roger & Me mi ha intervistato un quotidiano comunista che vendeva un milione di copie al giorno che oggi non esiste più. Credo che la sinistra debba ritornare ad appropriarsi dei propri ideali. Il popolo italiano, un milione di persone, sono scese in strada per protestare contro guerra in Iraq. Ho letto un libro Friendly Fascism che afferma che il fascismo non si presenterà più con i campi di concentramento ma con aspetto amichevole e con show di intrattenimento”.

Michael Moore

Nel documentario Moore mostra in proposito alcuni pezzi di repertorio sul nazismo in cui fa parlare Hitler con la voce di Trump. Quello che ha voluto dimostrare è che “la Germania degli anni Trenta era una democrazia liberale e intelligente. La democrazia non ha un meccanismo autocorrettivo. Non è difficile per qualcuno mettersi alla guida di un Paese e portarlo giù per la discesa. Non so ora cosa accadrà, la sinistra è disperata, dopo la nomina alla Corte Suprema di un tizio a cui piace la birra. Ma se milioni di donne, neri e giovani voterà io spero che Trump sarà sconfitto.
Alla domanda su cosa ne pensa di Salvini e dei suoi rapporti con gli immigrati ha risposto: “So che l’Italia ha grandi problemi in questo senso e mi dispiace che il mio Paese non sia in grado di accogliere perché vivo in un paese razzista con un presidente razzista. Penso che gli italiani dovrebbero chiamarlo per quello che è, una persona bigotta, contrario ai gay e al matrimonio gay, bisognerebbe che iniziasse a capire che ‘amore è amore’ a prescindere dal sesso. I tuoi affari tienili per te e non ti sposare con una persona dello stesso sesso”.

Notte all’Auditorium

Sulle possibilità di Bannon (capo stratega di Trump) Michael Moore lo ritiene un reale pericolo: “Credo che Bannon sia un genio, non sottovalutatelo. Credo che bisogna opporgli resistenza. Trump è il peggiore, se avrà successo e rimarrà in carica fino al 2025 allora la nostra democrazia sarebbe distrutta”.
Il regista (autore di Sicko (2006) documentario sul sistema sanitario statunitense) ha detto rivolto al pubblico italiano: “Non dovreste ascoltare quello che hanno da dirvi gli americani. Avete dato al mondo tante cose importanti: letteratura, arte, musica e il sistema sanitario pubblico, attaccato dai ricchi. Nonostante i difetti ha molto da dare. Nelle rilevazioni di anni a livello mondiale il sistema sanitario italiano è sempre risultato almeno al secondo posto. Quando 30 anni fa ho messo in bocca un pomodoro italiano: era eccezionale. Il pomodoro è stato coltivato dagli indiani di America e poi portato qui. Ho dovuto aspettare 30 anni per gustare il vero sapore di un pomodoro. Per favore tornate a essere l’Italia, non l’Italia per prima, semplicemente tornate a essere l’Italia”. La Sala Sinopoli ha salutato con una standing ovation Moore.

Sito: https://www.romacinemafest.it/

Per prenotare il biglietto il 22, 23 e 24 ottobre: https://eventi.luckyred.it/