73. Mostra del Cinema di Venezia. ‘I called him Morgan’, great black music

Il documentario (fuori concorso), diretto dallo svedese Kasper Collin, sullo straordinario trombettista jazz Lee Morgan ucciso a 33 anni dalla moglie Helen, è qualcosa di prezioso soprattutto da ascoltare.

Alterna materiale d’archivio, musica divina da pelle d’oca, e interviste ad amici musicisti (tra cui Wayne Shorter e Billy Harper) e all’amica di Lee che fece ingelosire Helen al punto da perdere la testa e sparargli. La voce di Helen, intervistata dal giornalista radiofonico Larry Reni Thomas (pochi mesi prima della morte della donna, marzo 1996), è il filo conduttore del film.

Lee Morgan, (Asac – la Biennale di Venezia)

È soprattutto la storia di Helen, moglie, amica e manager di Lee: mamma a 13 anni, moglie a 16 e poco dopo vedova, dalla campagna si trasferisce a New York dove lavora duramente e la sua casa è sempre aperta ad artisti e musicisti. Conosce Morgan, incredibilmente fascinoso e dandy, lui è molto più giovane e vanno a vivere insieme. Negli anni Sessanta riesce a tirarlo fuori dal mondo della droga rilanciandone la carriera. La fatidica sera del 19 febbraio 1972, lei si sente doppiamente tradita quando lo trova con un’altra allo Slugs’ (il jazz club più cool di quegli anni): litigano, lui la sbatte fuori, lei rientra e spara con la pistola che lui stesso le aveva regalato. Un altro particolare accresce il pathos della tragedia, su cui hanno concordato i testimoni presenti quella sera ma che non può essere provato: il ritardo dell’ambulanza, a causa della tempesta di neve, avrebbe determinato l’esito letale del colpo di pistola sparato dalla moglie al musicista.

Lee Morgan e la moglie Helen (Asac – la Biennale di Venezia)

 

Il documentario ricostruisce la personalità di Lee, che a sedici anni suonava già con Dizzye Gillespie, attraverso le testimonianze di chi gli fu accanto ma non accenna alla sua partecipazione alla politica black di quel periodo (vedi il brano dedicato ad Angela Davis). Forse non è un caso che Helen, la donna che per amore l’aveva salvato per poi ucciderlo, fu condannata a soli 5 anni di libertà vigilata. La musica, la colonna sonora è la vera protagonista del documentario, un omaggio all’arte, a un musicista straordinario e alla sua musica. Il titolo nasce dall’abitudine di Helen di chiamare Lee per cognome.

Sito Mostra del Cinema di Venezia: https://www.labiennale.org/it/cinema