#RomaFF11 ‘Noces’, due culture a confronto

Noces, una ragazza al centro di un conflitto culturale, sociale e religioso.

Noces (le Nozze), il film di Stephan Streker, va oltre i fatti di cronaca nera che leggiamo sui giornali: ‘donna musulmana uccisa dai suoi familiari’. Scende in profondità, racconta una religione e un gruppo sociale di immigrati pakistani che vivono in Occidente. La protagonista è Zahira, una diciottenne pakistana cresciuta in Europa, in un ambiente culturale occidentale ma legata alla propria famiglia, religione e tradizione. Lei si troverà al centro di un conflitto tra due culture quando rimarrà incinta (ma il padre del bambino, che lei avrebbe voluto sposare, non accetterà le sue responsabilità) e quando la sua famiglia le vorrà imporre il matrimonio con un ragazzo pakistano. La sua famiglia, in parte, si è adeguata ai tempi moderni: accetta l’aborto come estrema soluzione, non impone il prescelto alla figlia ma le sottopone più candidati, li mette in contatto con Skype, ma non può accettare che la propria figlia non si sposi o non sposi un pakistano musulmano.

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Il rifiuto di Zahira vorrebbe dire per loro sconfessare la propria identità, le proprie origini, la propria nazione, la propria appartenenza sociale e religiosa. Il dialogo tra i due capifamiglia (pakistano e belga) esprime il tentativo di comprensione che però non arriva ad una risolutiva mediazione. Il nodo del film è nelle parole del padre pakistano: “Ci sono più donne non sposate in questa via che in tutto il Pakistan. Vengono al mio negozio, le conosco tutte e sono infelici. Non giudico e non mi occupo delle vostre donne nubili perché voi giudicate i nostri matrimoni e le nostre donne sposate?”. Il percorso binario del film non ci vuole mettere di fronte a una scelta, non esiste una cultura o una religione giusta, se non il rifiuto e la condanna di ogni forma di violenza a cui non ci possiamo sottrarre.

La figura di Zahira è difficile da rappresentare in tutte le sue sfaccettature e ambiguità. I personaggi della sorella, che le propone un modello di integrazione rassegnata ma appagata, e del fratello, suo protettore e complice finché non si tratta di disobbedire o tradire la propria famiglia, sono meglio definiti. Se da un lato il film sembra la rappresentazione di un semplice fatto di cronaca dall’altro l’analisi di ciò che conduce a un drammatico epilogo fornisce spunti su cui riflettere.

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