75. Festival di Cannes. “Nostalgia” di Mario Martone, da Palma d’Oro.

 

Nostalgia, mediterraneo e identitario, presentato a Cannes è già nelle sale cinematografiche

Alla fine della proiezione di Nostalgia – in competizione con una ventina di film selezionati dalla giuria del Cannes Film Festival 2022 alla sua 75ª edizione – il pubblico in sala ha applaudito per nove minuti. Ci auguriamo che la cerimonia di premiazione (sabato 28 maggio 2022 ore 20:30) proclamerà questo film vincitore della Palma d’Oro. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea, le cui ceneri riposano proprio nella Basilica della Sanità, quartiere in cui è ambientata la storia.

Pierfrancesco Favino Nostalgia, di Mario Spada

Il film parte lento, come una spirale che a poco a poco ti stringe, ti avvolge, ti risucchia e ti cattura. Tanti i temi stratificati: il νόστος (ritorno), la nostalgia di Napoli, che Felice Lasco (Pierfrancesco Favino) ha lasciato da quaranta anni. Ha vissuto in Libano, Sudafrica, Egitto. Napoli non è uno scenario, è protagonista del film. La città che fa dire a Felice, mentre parla al telefono con la moglie: “è tutto come un tempo, non è cambiato nulla. È incredibile”. Una città che nonostante l’incuria, il degrado e i suoi difetti ti risucchia come una calamita, ti seduce, ti irretisce, ti ammalia e da cui non riesci a sottrarti.

Aurora Quattrocchi, Nostalgia, di Mario Spada

Dopo Il sindaco del rione Sanità (presentato a Venezia nel 2019) e Qui rido io Mario Martone torna a Napoli, a girare in uno dei quartieri più iconici e difficili della città, la Sanità. Un quartiere cresciuto in un vallone, tra pareti di tufo. Chiamato “la valle dei morti” era usato come cimitero per seppellire i defunti fin dai tempi degli antichi greci. I morti di peste erano portati lì. Totò impersona benissimo la Sanità perchè giocava continuamente con la morte. Oggi le catacombe di San Gaudioso sono visitabili.
Felice Lasco torna perchè alla madre (una brava Aurora Quattrocchi, protagonista della prima mezz’ora del film) resta poco da vivere e lui si sente in dovere di assisterla. Questo rapporto è stigmatizzato in una scena capolavoro, la più intensa del film, una Pietà invertita.

A. Quattrocchi, P. Favino, Nostalgia, di Mario Spada
A. Quattrocchi, P. Favino, Nostalgia, di Mario Spada

Il figlio tiene tra le braccia la madre malata. Da uomo ha dovuto imparare a toccarla, le ha insegnato a farsi accarezzare, toccare. Un modo capovolto di esserle figlio. Felice riesce, con amore, ad andare oltre la vergogna, il pudore, lava la madre pulendo anche i suoi sensi di colpa. È un momento di forte emozione e tenerezza in cui Felice si riconnette con la sua intimità e le sue radici. Dopo la morte della madre nulla lo trattiene e potrebbe tornare dalla moglie al Cairo ma Felice rimane. Dopo la famiglia Felice cerca l’amico dell’adolescenza, il suo compagno di strada e scorribande, Oreste Spasiano (Tommaso Ragno), oggi boss camorrista chiamato “Malommo”.

N. Mascia, P. Favino, Nostalgia di Mario Spada

La Sanità è un quartiere labirintico, che nasconde, dove alberga la camorra, dove i giovani scorrazzano con moto, e senza casco, impunemente. Girare per la Sanità somiglia un po’ a un viaggio al centro della terra. Si ha la sensazione che ti guarda e ti ascolta costantemente. Un girone labirintico in cui perdersi. Ma c’è anche un’altra realtà, solidale e migliore. Quella che non si arrende mai, come la comunità di padre Loffredo (Don Luigi, nel film, interpretato da Francesco Di Leva).

P. Favino, M. Martone, di Mario Spada

Il suo rimproverare i ragazzi, i suoi continui tentativi di toglierli dalla strada, per non cedere alle lusinghe del potere criminale rivelano una tenacia e un coraggio non comuni.
Il tessuto del film è la tragedia con la sua metrica e i suoi tempi, la discesa agli inferi, ma c’è anche la reazione a un destino che sembra inevitabile. Quasi tutti gli attori sono gli abitanti della Sanità, solo cinque attori sono professionisti.

Gaetano Frallicciardi (al centro), Nostalgia, di Mario Spada
Gaetano Frallicciardi (al centro), Nostalgia, di Mario Spada

Felice, preso dalla nostalgia, si addentra nel labirinto contorto del passato, che solo il presente, con il suo sguardo lontano, riesce a edulcorare. In realtà Felice è alla ricerca di qualcosa che non c’è più. È trattenuto come da una forza misteriosa, da un segreto, mentre dovrebbe tornare da sua moglie, alla sua impresa, alla sua vita presente. Nulla riesce a dissuaderlo da questa determinazione di “tornare indietro”, dove non si può andare, perchè il passato è andato e il presente è diverso da quello a cui lui sovrappone i sentimenti, gli affetti e i legami della sua gioventù. Questo è il suo peccato di ὕβρις (hỳbris), voler oltrepassare confini che a un uomo non è consentito di varcare.

Di Leva, P. Favino, M. Martone, Nostalgia, di Mario Spada
Di Leva, P. Favino, M. Martone, Nostalgia, di Mario Spada

Questo è un film anche sui confini. I ragazzi sono tutti uguali con la loro voglia di divertirsi, di ingoiare la vita. Nel film quelli del quartiere, nella parrocchia di Don Luigi, gli extracomunitari sono trattati tutti con lo stesso rispetto e sono tutti ugualmente fragili. Basta poco per varcare il confine della legalità. Ma l’arte, la musica e la bellezza sono un veicolo potente. Lo vediamo con l’orchesta dei giovani, con la musica mediorientale che tutti ballano perchè è gioia pura. Infine siamo tutti affacciati sulle sponde di uno stesso mare: il Mediterraneo.

Pierfrancesco Favino, Nostalgia, di Mario Spada

La nostalgia è ciò che determina il destino di Felice, qualcosa a cui lui si arrende, come fosse ineluttabile. Seguiamo Felice nel suo addentrarsi sempre di più nel quartiere, sempre più stretto, labirintico e misterioso, da cui evade solo salendo su una moto per raggiungere la spiaggia dove andava da ragazzo. Ma la Sanità, con i suoi pericoli, le sue case che hanno occhi come le strade, si stringe sempre più attorno a Felice, come una morsa. Un camminare all’indietro, una regressione per affrontare e metabolizzare un passato. Molto belle le scene delle corse in moto con Felice ragazzo e il suo amico, flashback girati in super 8. Un deja-vu che trasmette tutta la spensieratezza dell’età.

E.Palumbo, Artem, di Mario Spada

Alla fine si prende atto che la Sanità è un luogo dell’anima, ovvero un labirinto tortuoso da cui è difficile uscire. Ma proprio questi percorsi conducono a una ricerca identitaria di cui ogni essere umano sente la necessità. Anche la genesi di questo film ha seguito un percorso strano e misterioso. Le voci di Napoli sembrano chiamare Martone continuamente. Dopo aver lavorato nel film su Eduardo De Filippo (Qui rido io) Luciano Stella è arrivato da lui con questo romanzo. Così il regista ha trovato un libro che lo ha riportato nel Rione Sanità.

M. Martone, P. Favino, di Mario Spada

Dopo averlo letto anche Favino ha avuto la sensazione che in questo libro ci fosse qualcosa che gli apparteneva. Nonostante la sua vita sia totalmente lontana da quella del protagonista. Così è andato a Napoli insieme a Martone per tre giorni a girare a piedi per le vie di Napoli, per capire gli odori, i suoni e sapori. Favino ha dichiarato che per lui è stato più difficile parlare il napoletano, che riaffiora nella vita del protagonista, che non l’egiziano. Questo perchè il mondo intorno a lui era napoletano. Da vedere!

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