Venezia 76. “Seberg”, storia di una diva ribelle

Biopic della fragile icona della Nouvelle Vague, Jean Seberg, ribelle e infelice, ben interpretata da Kristen Stewart 

Kristen Stewart

Kristen Stewart interpreta la diafana attrice degli anni Sessanta, Jean Seberg, scoperta da Otto Preminger che la volle nel film Santa Giovanna. Divenne famosa, e musa della Nouvelle Vague, con Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Negli anni Settanta arrivò al successo e recitò anche in importanti film di registi italiani (Camorra di Pasquale Squitieri e Questa specie d’amore di Alberto Bevilacqua).

Kristen Stewart, scena del film

Pur essendo una diva del cinema Jean Seberg, così come ce la rappresenta il regista Benedict Andrews nel film su di lei, soffriva di crisi depressive. Iconica per la sua bellezza, simbolo di stile ed eleganza, ma famosa anche per il suo carattere ribelle e la tristezza che metteva in luce la sua personalità tormetata. Si è guadagnata una citazione anche nell’ultimo film di Quentin Tarantino, C’era una volta a… Hollywood.

Kristen Stewart sul red carpet

Uno sguardo dolce e spaesato di chi non sa come affrontare la vita e risolvere i propri problemi. Ebbe quattro mariti ma nessuno di loro riuscì a farla felice. Nel film compare solo l’ultimo marito, personaggio quasi invisibile, rassegnato a essere un accompagnatore nella sua rapida discesa. Jean Seberg era un’anti-star e Andrews mette a fuoco gli ultimi anni Sessanta quando l’attrice entra nel programma di sorveglianza illegale dell’FBI, COINTELPRO. La relazione della Seberg con l’attivista per i diritti civili, Hakim Jamal (Anthony Mackie), fu usata dal Bureau per screditare il movimento del Black Power.

Zazie Beetz

Fu messa sotto attacco, l’FBI mise in moto la macchina del fango e la sua esistenza fu stritolata. Come affermato da Kristen Stewart, che ben aderisce al personaggio: “Lei aveva la capacità di connettersi più di altri, e più a fondo, con le persone”. Pagò un prezzo altissimo per i suoi ideali e l’appoggio dato alle rivolte delle Pantere Nere. Ma se il regista ricostruisce brani della vita dell’attrice non approfondisce però il personaggio, i suoi problemi, le sue relazioni e i motivi sottesi.

Benedict Andrews

Ha dichiarato: “Jean è il centro del film ma la vediamo attraverso gli occhi dell’FBI. Jean voleva dire la verità ed era anche contro l’ingiustizia. A noi interessava far vedere come l’FBI ha creato una vita fittizia e l’ha messa sotto pressione, far vedere cosa accade a una donna che è sottoposta a un’osservazione così ravvicinata”.
Alla domanda se “La rivoluzione ha bisogno delle stelle del cinema” e se l’impegno stimola gli attori, la Kristen, in conferenza stampa, ha così risposto: “Io non vado sui social ma c’è comunque una interazione con il pubblico. C’è un clima

Kristen Stewart sul red carpet 

politico e credo si capisca la mia posizione. C’è una reazione umana a quello che vedi intorno a te. Quando ero più giovane ero più insicura, oggi sono aperta a un incontro con gli altri. Non sono particolarmente impegnata ma, dopo due anni in cui mi sono protetta, oggi non vado a gridare le mie opinioni, ma neppure mi nascondo”.
Jean Seberg morì suicida a soli 40 anni per overdose di barbiturici il 30 agosto 1979, lo stesso giorno in cui, dieci anni prima, era morta la secondogenita Nina e da quel giorno ogni anno il 30 agosto aveva tentato il suicidio. Fu trovata nuda dentro un auto, lasciò solo un breve biglietto d’addio. È sepolta nel Cimitero di Montparnasse a Parigi.

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Biennale Cinema 2019