Sicilia 13. Siracusa, la città dalle molte anime

Siracusa era una delle città più ricche e importanti del Mediterraneo. Oggi è Patrimonio UNESCO (2005) per le sue testimonianze storiche, monumentali, artistiche e paesaggistiche.

Siracusa patria di Archimede, fondata dai Corinzi (terza decade del VII sec. a.C.) e capitale dell’impero bizantino (VI secolo), era una delle più importanti metropoli del Mediterraneo. Oggi è un gioiello di storia, arte e archeologia. Le costruzioni del centro storico, prevalentemente in arenaria, le conferiscono un candore che sotto il sole abbaglia.

Tempio di Apollo

La ‘città delle quaglie’, Ortigia, dal greco antico ortyx (ὄρτυξ) che significa “quaglia”, è un’isola collegata con due ponti alla terraferma e costituisce il nucleo antico della città di Siracusa.

Qui trovò rifugio la ninfa Aretusa che Artemide volle tramutare in fonte di acqua limpida, prospiciente il mare, per proteggerla dalla passione suscitata in Alfeo (figlio di Oceano) che l’aveva vista fare il bagno nuda. Folti ciuffi di papiri circondano la Fonte Aretusa, e il fiume Ciane, conferendo il primato a  Siracusa di unica città europea dove crescono i papiri.

Fonte Aretusa

Il papiro siciliano fu utilizzato nella cancelleria vaticana per poi essere sostituito (XI sec.) dalla pergamena, più costosa ma resistente.
Uno dei primi monumenti che colpisce per la sua grandezza è il tempio dorico di Apollo del VI sec. a.C. Ex chiesa bizantina, moschea araba, basilica normanna, inglobato in una caserma spagnola e ripristinato nel 1942, porta incisa sui gradini la consacrazione al dio e i nomi dell’ideatore (Kleomene) e di colui che realizzò le colonne (Epikles). Da piazza Archimede, con la maestosa fontana di Diana (Artemide), si snodano le arterie principali: via Roma e via Maestranza (alzate gli occhi al numero civico 104 per ammirare i balconi di Palazzo Blanco).

Fontana di Diana (Artemide)

Nello splendido salotto di piazza Duomo domina la Cattedrale, edificata sulle colonne doriche del tempio greco dedicato ad Atena (Minerva). L’architrave del tempio, oggi, funge da altare. Nella cappella dedicata alla santa sono conservate le reliquie di Santa Lucia, che vengono portate in processione in un corteo molto suggestivo in occasione della festa patronale. Nella piazza si trovano alcuni dei palazzi più importanti del barocco siciliano: Palazzo Vermexio (sede del governo cittadino) e Palazzo Beneventano del Bosco.

Piazza Duomo, Cattedrale

La chiesa barocca di Santa Lucia alla Badia delimita il lato sud della piazza. Lucia, santa patrona, si festeggia il 13 dicembre e la prima domenica di maggio, giorno in cui vengono liberate quaglie e colombe. A Santa Lucia sono pure intitolati due dei dolci tradizionali: la cuccìa e gli occhi di S. Lucia. La chiesa conserva una delle opere più belle e drammatiche di Caravaggio: Il Seppellimento di Santa Lucia (1608).

Palazzo Blanco, balcone

Un’opera commovente che rivela tracce della sua vita tormentata e del timore di venire giustiziato. La prima opera che l’artista dipinse dopo la sua fuga da Malta. Il colore dello sfondo è terroso come la terra in cui santa Lucia viene sepolta. Un duplice movimento percorre tutta la composizione lungo due diagonali, mentre il corpo della donna distesa, con la gola tagliata, è la sola linea orizzontale della composizione. Dietro i becchini in primo piano, autentici protagonisti, stanno le figure tormentate di una donna con il volto reclinato sulla mano sinistra (la madre) e di un’altra che nasconde il viso tra le mani (la nutrice). A rendere ancora più opprimente la scena è la parete di fondo che incombe sui personaggi.

Antonello da Messina, Annunciazione (1474)

Tra le visite imperdibili: Palazzo Bellomo, uno degli edifici medievali della città. La parte inferiore della facciata, il portale gotico, la volta a crociera dell’atrio, gli archi e i semipilastri del cortile sono parte dell’originaria costruzione sveva. La sopraelevazione quattrocentesca fu voluta dalla famiglia Bellomo. Di origine romana erano arrivati in Sicilia al seguito di Federico II d’Aragona. Oggi il palazzo è sede del Museo Nazionale e ospita una delle rare opere di Antonello da Messina: l’Annunciazione (1474). Seppure danneggiata lascia stupiti per l’attenzione ai particolari di gusto fiammingo.

Antonello da Messina, Annunciazione (1474), particolare

I disegni, decorazione azzurra su fondo bianco, del vaso in ceramica in primo piano nel dipinto sono molto simili a quelli del piatto in maiolica, pressochè coevo (seconda metà del XV sec.), opera di officine siracusane ed esposto in una vetrina vicina.

Duomo

L’angelo, che porta un diadema sul capo, indossa una veste in damasco riccamente decorata.
Una piacevole passeggiata sul lungomare conduce al Castello Maniace, sulla punta estrema di Ortigia. Separato dalla terraferma e preceduto da un fossato, fu ristrutturato da Federico II (tra il 1232 e il 1240). Presenta una pianta quadrangolare (58 m per lato) e possenti bastioni laterali. Conserva il grande salone con volte a crociera, il portale di epoca sveva su cui è posto lo stemma dello spagnolo Carlo V, che lo trasformò in una piazzaforte con funzione difensiva. Nel 1704 una violenta esplosione, causata da un fulmine, privò la struttura della sua armonia, l’unità della sala colonnare scomparve per acquisire sempre di più l’aspetto di una fortezza militare.
Il Parco Archeologico della Neàpolis è un tuffo nel passato di Siracusa. L’Orecchio di Dionisio è una grotta scavata nel tufo calcareo e alta 23 m. Si racconta che il tiranno Dionisio la utilizzasse, per la sua acustica perfetta, per ascoltare i discorsi dei prigionieri.

Piatto, maiolica a lustro, officine siracusane, seconda metà XV secolo

Nel Teatro greco di Siracusa, di forma semicircolare, già nel V secolo a.C. venivano rappresentate commedie e tragedie. Fu oggetto di un’opera di rifacimento nel III secolo a.C. e di una trasformazione in epoca romana, quando fu usato come palcoscenico per le lotte tra gladiatori. Aveva anche una valenza politica dal momento che veniva usato come parlamento.

Palazzo Bellomo
Orecchio di Dionisio

Aveva una capienza di 15.000 spettatori e un diametro di 138 m. Era, insieme a quello di Atene, il più grande teatro dell’antichità.
Nel XVI sec. le scalinate non scavate nella roccia (21 ordini di gradini) furono utilizzate dagli spagnoli come materiale per la costruzione di mura difensive. Attualmente la cavea è suddivisa in nove cunei, con otto scalinate e i 46 ordini di gradini scolpiti nella roccia.
A Siracusa Eschilo trascorse un periodo della sua vita e vi rappresentò (V a.C.) Le Etnee (opera andata perduta) e i Persiani.
A tutt’oggi, ogni anno, nei mesi di maggio e giugno, nel teatro si svolge il ciclo delle rappresentazioni classiche delle antiche tragedie e commedie.

L’Anfiteatro romano, di forma ellittica, è in parte scavato nella collina e in parte costruito (I sec. d.C.) con pietra locale. Oggi è privo della parte superiore. In questa arena, di poco più piccola del Colosseo, i Romani si divertivano ad assistere alle lotte tra gladiatori o tra uomini e animali feroci. La vasca al centro dell’anfiteatro era utilizzata, probabilmente, per le naumachie (battaglie navali) o effetti d’acqua.

Teatro greco

Da gustare, prima di lasciare la città, la granita, o il sorbetto, di limone di Siracusa Igp, chiamato femminello di Siracusa, che contempla ancora la tecnica della raccolta a mano.

Foto di Marco De Felicis

Sito web: https://www.siracusaturismo.net/comune.asp?ID=1