#RomaFF11 ‘Into the Inferno’ di Werner Herzog

I vulcani e i loro miti, il tour estremo del regista tedesco Werner Herzog alla ricerca dei vulcani attivi sul pianeta.

Le immagini di questo documentario, prodotto da Netflix, sono davvero uniche: crateri infuocati, esplosioni piroplastiche e magma incandescente. Un inno alla natura, curiosità, stupore e poesia davanti ai misteri delle eruzioni, coniugati con le spiegazioni scientifiche di un vulcanologo di Cambridge, Clive Oppenheimer. Il regista tedesco, lungo un viaggio affascinante per il mondo da un vulcano all’altro, distilla arte e bellezza dalle manifestazioni straordinarie di questi giganti ancestrali, i vulcani. Lava che scorre, magma che ribolle, lapilli che salgono al cielo, un mare di fuoco che si muove ed emerge da sotto la crosta terrestre e che l’uomo non può controllare o governare. Si parte dalle isole Vanuatu, passando per l’Antartide con il vulcano Erebus (3800 m), per arrivare a chiedersi come l’uomo convive con questo potenziale di distruzione in Guadalupa, ai piedi de La Grande Soufrière.

ROME, ITALY – OCTOBER 16: Clive Oppenheimer walks a red carpet for ‘Into the Inferno’ during the 11th Rome Film Festival at Auditorium Parco Della Musica on October 16, 2016 in Rome, Italy. (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images) *** Local Caption *** Clive Oppenheimer

Qui il regista si era recato, nel 1976, poco prima di un’eruzione imminente per intervistare l’unico abitante rimasto quando tutta la zona era stata evacuata, ma quest’ultimo interrogato aveva semplicemente canticchiato. Il viaggio prosegue in Indonesia ai piedi del vulcano Marapi, uno dei più pericolosi, protagonista di una forte eruzione nel 2010. Qui Herzog ci mostra un rito di riconciliazione tra le divinità dell’Oceano con quelle del vulcano. Nella ricerca sul bisogno di spiegazioni e controllo dell’uomo, che si traduce in miti, il regista tedesco va oltre i confini del documentario. Una ricerca antropologica che pone sullo stesso sentiero cosmo, natura e uomo. Gli eventi naturali si intersecano inscindibilmente con quelli umani. Clive racconta come la più grande eruzione sulla terra sembra lasciasse sul pianeta solo 600 uomini. In Etiopia, in una zona ricca di ossidiana, un simpatico scienziato ricerca fossili di ominidi di 100.000 anni fa.

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Sull’isola di Heimaey (Islanda) ci sono frequenti eruzioni. Nel 1973 si aprì una fenditura lunga 1600 m in prossimità del vulcano con fuoriuscita di fontane di lava. Per fortuna nella notte i pescherecci erano nel porto e consentirono l’evacuazione di oltre 5.000 persone. Werner Herzog non finisce di stupirci e ci conduce nell’inesplorata Corea del Nord, dove la mitologia di propaganda lega il ‘caro leader’ Kim Jong al vulcano Paektu, montagna sacra, luogo di pellegrinaggio dove il re ebbe la meglio sui giapponesi. Qui l’eruzione del millennio aprì un cratere di 5 km. In questo Paese, per noi alieno e chiuso al resto del mondo, non esiste internet, nessuno possiede un cellulare, non ci sono edicole ma solo un giornale di partito.
Infine si torna al punto di partenza, Oceano Pacifico arcipelago Vanuatu, isola Tanna dove la tribù celebra il culto del soldato americano John Frum di cui si attende il ritorno. Terribili e commoventi le immagini dei coniugi vulcanologi Kraft, travolti da un’esplosione piroplastica che fece 41 vittime. Terrore ed estasi di fronte alla materia incandescente il cui mistero corre sotto i nostri piedi.

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