A Milano svelato il grande talento delle Signore dell’Arte

Palazzo Reale ospita fino al 25 luglio 2021 un’affascinante retrospettiva dedicata alle artiste del ‘500 e ‘600 in Italia. In attesa della riapertura la possibilità di assistere a visite guidate online

INDICE: Una nuova pagina della Storia dell’Arte – Il percorso – Sofonisba Anguissola un’artista internazionale – Le nuove scoperte e le artiste in convento – Le artiste formate presso la bottega paterna – Le Accademiche – Artemisia Gentileschi “valente pittrice quanto mai altra femmina”

Una nuova pagina della Storia dell’Arte

Allestimento, Foto Gianfranco Fortuna per Arthemisia

Una mostra che è possibile definire rivoluzionaria, di grande rigore scientifico e allo stesso tempo ricca di aneddoti e curiosità. Promossa dal Comune di Milano-Cultura e realizzata da Palazzo Reale e Arthemisia. La grande retrospettiva Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600 aderisce, insieme alle altre due grandi mostre Prima, donna. Margaret Bourke-White e Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa, al palinsesto 2020-2021 “I talenti delle donne” dedicato alle protagoniste nelle diverse discipline del pensiero creativo passato e presente.
Iole Siena, presidente di Arthemisia, spiega: “Da questa mostra emerge un quadro molto diverso da quello che normalmente immaginiamo sulle donne di ‘500 e ‘600. Noi abbiamo un’idea di donna che sta in casa, dipendente dal marito o dal padre. Con questa mostra è emersa in maniera sorprendente, lavorando sulle vite di queste donne, la forza di donne autonome ed estremamente moderne”.

Le straordinarie vite di 34 artiste vengono alla luce attraverso più di 130 opere che svelano un profondo universo artistico femminile estremamente consapevole ad oggi sconosciuto.
Donne già modernissime, viaggiatrici e ribelli. Un mondo sempre esistito, ma su cui iniziamo a scoprire qualcosa in più grazie alle curatrici Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié. Con questa mostra, la riscoperta di artiste, iniziata con Artemisia Gentileschi, si allarga a un numero molto ampio di donne. Una rivelazione che apre senza dubbio una nuova pagina della Storia dell’Arte.

Il percorso

Ma quali possibilità aveva un’artista del XVI e XVII secolo per poter esprimere appieno il proprio talento e soprattutto fare dell’arte la sua professione? Attitudine, grande passione e determinazione erano gli elementi necessari, ma non sufficienti. La buona parola di un illustre collega, un luogo protetto, gli insegnamenti di un padre, la fortuna di una formazione accademica potevano certamente essere d’aiuto.
Così Le artiste del Vasari, Artiste in convento, Storie di famiglia, Le Accademiche sono quattro delle cinque sezioni che scandiscono il percorso espositivo della mostra. L’ultima sezione Artemisia Gentileschi “valente pittrice quanto mai altra femmina”, dalle parole di Filippo Baldinucci (biografo e pittore fiorentino), è dedicata all’artista romana di scuola caravaggesca. A lei Palazzo Reale ha dedicato una retrospettiva nel 2011.

Sofonisba Anguissola un’artista internazionale

Il percorso espositivo si apre con la figura di Sofonisba Anguissola (1532-1625). Artista cremonese della metà del ‘500 che vanta una carriera internazionale straordinaria. Riuscì a ottenere il posto di insegnante di pittura di Isabella di Valois, terza moglie di Filippo II di Spagna. Per poi rimanere, presso la corte madrilena, oltre dieci anni.
La sua Pala della Madonna dell’Itria (1578-1579), che ha lasciato per la prima volta la casa natia di Paternò, è stata restaurata in occasione di questa mostra. Dietro il racconto della leggenda legata all’antica icona bizantina della Madonna Odighitria (che indica la strada), Sofonisba illustra sullo sfondo l’episodio della morte del primo marito Fabrizio Moncada durante un assalto di pirati algerini. Nel volto della Vergine un autoritratto nascosto.

La fama della pittrice cremonese giunge alle orecchie di Giorgio Vasari che però nella prima edizione delle Vite (1550) spende buone parole solo per la scultrice bolognese Properzia de’ Rossi (in mostra), unica donna ad aver preso parte al cantiere della Basilica di S. Petronio. Nella seconda edizione delle Vite (1568) il pittore aretino cita più artiste. In particolare, racconta del rapporto epistolare tra il padre di Sofonisba, Amilcare Anguissola, e Michelangelo, al quale fa recapitare due disegni della figlia.
Donna dal forte temperamento ed estremamente moderna, si narra che quando Antoon van Dyck nel 1624 la ritrasse in tarda età ma ancora lucidissima (Sofonisba Anguissola morente, 1625 circa), l’artista diede preziosi consigli al giovane collega, come ad esempio dove prendere la luce per evitare che questa le evidenziasse eccessivamente le rughe.

Sofonisba Anguissola, Partita a scacchi, 1555, Olio su tela, 70×94 cm, Poznań, Fondazione Raczyński presso Narodowe Museum di Poznań The Raczyński Foundation at the National Museum in Poznań

Tra i  capolavori in mostra anche la sua celebre Partita a scacchi (1555), in cui Sofonisba rappresenta le sorelle Lucia, Minerva ed Europa. Alla base della scacchiera è inscritta la firma dell’autrice che incentra l’attenzione dello spettatore sul gioco. In quegli anni le regole stavano mutando, permettendo alla regina di acquisire nuove possibilità di attacco potendo muoversi in diagonale. Dettagli che svelano la volontà dell’artista di evidenziare un rinnovato status femminile con una presenza importante delle donne nella società e nelle arti.

Le nuove scoperte e le artiste in convento

La scientificità della mostra sta anche nell’aver portato per la prima volta alla luce artiste come la nobildonna fiorentina Lucrezia Quistelli con il Matrimonio mistico di Santa Caterina (1576) e la nobile romana Claudia del Bufalo con il Ritratto di Faustina del Bufalo (1604) per molti anni attribuito a un uomo. Le due pittrici entrano così a far parte di questa nuovissima storia dell’arte al femminile.
Oltre alle nobili origini, anche un luogo protetto come il convento poteva aiutare un’artista dell’epoca a esprimere liberamente la propria vocazione artistica e talento.

Lavinia Fontana, San Francesco riceve le stimmate, 1579, olio su tela, 63×75 cm, Seminario Arcivescovile di Bologna

Tre le tante opere in esposizione troviamo quelle di Plautilla Nelli, priora nel monastero di Santa Caterina da Siena a Firenze. Insieme alle consorelle organizza una vera e propria bottega in cui vengono realizzate opere devozionali destinate anche al mercato.
Presente in mostra anche Orsola Maddalena Caccia. Figura estremamente affascinante, la cui produzione pittorica spazia tra le pale d’altare, i quadri da camera e una rara produzione di nature morte. Figlia dell’artista piemontese noto come il Moncalvo viene istruita direttamente da lui, come le sorelle. Il convento “domestico” istituito dal padre a Moncalvo (Asti) nel 1625 per avere accanto a sé le figlie, tutte monache, diventa un vero e proprio riferimento culturale per le donne artiste dell’epoca.

Le artiste formate presso la bottega paterna

Così come Orsola Maddalena Caccia molte furono le artiste in tutta Italia che ebbero la fortuna di formarsi presso la bottega paterna. Nella terza sezione Storie di famiglia, tra i tanti, emergono i nomi di Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani e Fede Galizia.
Diversi sono i casi in cui la figlia superava il padre per inventiva e successo. È il caso della bolognese Lavinia Fontana, figlia di Prospero, le cui opere vennero ricercate persino dal papa che la invitò a Roma. Complice del suo successo, il fatto che all’epoca Bologna fosse animata da un clima di grandissimo fervore culturale e religioso. Condizione dovuta alla figura del Cardinal Paleotti, il quale spinse in piena Controriforma verso l’affermazione dell’Università, dello studio e delle arti, in una commistione tra cultura cattolica e sapere laico di grande modernità.

Tra le opere in mostra Ritratto di famiglia (1595-1600 circa) un vero e proprio teatro di gesti e affetti, Consacrazione alla Vergine (Pala Gnetti, 1599), Giuditta e Oloferne (1595 circa), San Francesco riceve le stimmate (1579) dove Lavinia, tra la veduta urbana che rimanda ai paesaggi onirici di Nicolò dell’Abate e la scientifica analisi botanica di memoria aldrovandiana, media tra passato e presente.
Destinati a una colta committenza, che poteva conservare le opere in stanze private, sono invece i dipinti in cui Lavinia tratta temi più profani con sfondo quasi erotico. È il caso di Galatea e amorini cavalcano onde della tempesta su un mostro marino (1590 circa) o Venere riceve l’omaggio di due amorini (1590 circa) dove il corpo femminile è trattato con estrema morbidezza e sensualità.

Elisabetta Sirani, Porzia che si ferisce alla coscia, 1664, Olio su tela, 101×138 cm, Bologna, Collezione d’arte e di storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Sempre a Bologna troviamo Elisabetta Sirani, figlia e allieva di Giovanni Andrea Sirani, seguace di Guido Reni. Elisabetta è un altro esempio di artista che supera il padre lavorando per committenze anche internazionali. Muore a 27 anni lasciandoci oltre 200 opere. La sua estrema modernità è evidente in ognuno dei suoi lavori.
Alcuni tra quelli esposti sono La Sacra famiglia, Sant’Anna, San Giovannino e un angelo (1660), Venere e Amore (1664), Amorino trionfante (Amorino Medici) (1661), Galatea (1664), Cleopatra (1664 circa), Circe (1664 circa). La scelta della Sirani di trattare temi classici, ma assolutamente originali dal punto di vista iconografico, spiega il suo grande successo.

L’apice è toccato in Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno (1659). Dove la vicenda narrata nelle Vite di Plutarco, trattata pittoricamente mettendo la donna di fronte ad Alessadro Magno, qui viene totalmente stravolta, descrivendo il momento in cui Timoclea si vendica e uccide il suo violentatore. Grande originalità anche in Porzia che si ferisce alla coscia (1664). Poco prima la morte di Cesare, Porzia la moglie di Bruto, per dimostrare la sua assoluta affidabilità nel non svelare il segreto della congiura, si ferisce per dimostrare quanto anche una donna possa essere stoica.

Fede Galizia, Giuditta con la testa di Oloferne, 1601, Olio su tela, 123×92 cm, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Galleria Borghese ©photo by Gianfranco Fortuna

A Milano troviamo Fede Galizia figlia del miniaturista trentino Nunzio. Iniziatrice della tradizione in Italia della natura morta con pochi elementi, quasi metafisica. Lontana dalla grandezza fiamminga dei mercati, delle imponenti tele con animali e cibo, giunge al piccolo formato con una minuzia di riproduzione quasi mimetica.

Le Accademiche

Solo nel 1607 lo statuto dell’Accademia di San Luca (fondata da Federico Zuccari nel 1593) fu modificato per consentire la partecipazione femminile. Anche se la presenza delle artiste in Accademia era una sorta di titolo onorifico dal momento che a loro non era permesso partecipare alle sedute esecutive. Sono diversi i nomi di donne che vi furono ammesse. Tra questi Lavinia Fontana, Anna Maria Vaiani, Maddalena Corvina, Giovanna Garzoni, Plautilla Bricci, Virginia Vezzi, Elisabetta Sirani, Isabella Parasole, Teresa Del Po, Lucia Neri, Ippolita De Biagi, Giustiniana Guidotti, Caterina Ginnasi.

Figura estremamente affascinante è quella di Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-1670). A cui è stata dedicata una importante mostra, lo scorso anno, a Palazzo Pitti. Amica di Artemisia Gentileschi, considerata la più importante miniaturista italiana di epoca barocca, si forma a Venezia. Inventa una particolare tecnica di tempera su pergamena. Dopo una premonizione in cui le viene annunciata la morte in conseguenza di un possibile parto rinuncia al matrimonio. Grande viaggiatrice, decide di dedicarsi unicamente all’arte con una straordinaria carriera internazionale.

Artemisia Gentileschi “valente pittrice quanto mai altra femmina”

L’ultima sezione della mostra è interamente dedicata ad Artemisia Gentileschi. A lei è stata dedicata una mostra monografica a Roma nel 2017. Una vita tormentata la sua. Subisce a 18 anni uno stupro da parte di Agostino Tassi, pittore amico del padre Orazio, chiamato da quest’ultimo per insegnare la prospettiva alla figlia. Conseguentemente affronta un processo durante il quale viene sottoposta a tortura. Nonostante ciò reagisce con grande forza difendendosi con coraggio. Per questo è un mito di ribellione e come artista un simbolo di consapevolezza della propria identità professionale.

Le sue eroine bibliche, storiche e le sue sante sono manifesto di rivolta e vendetta, pentimento e sapienza. Realizza opere sublimi come La Madonna del latte (1617-1620) di grande eleganza del tratto. Il lapislazzulo afgano, firma dell’artista, dà vita al suo blu tipico così come ai suoi toni cromatici. Il suicidio di Cleopatra (1620 circa) è di un realismo drammatico ineguagliabile. Il corpo femminile viene ripreso senza alcun garbo e lo spettatore ha la sensazione di presenziare alla morte dell’eroina.

Artemisia Gentileschi, Maria Maddalena, 1630-1631, Olio su tela, 102×118 cm, Beirut, Sursock Palace Collection

Dopo il processo Artemisia va a Firenze, per poi tornare a Roma dove resta altri dieci anni e poi giunge a Napoli. Del periodo napoletano è David con la testa di Golia (1630-1631), insolito dal punto di vista iconografico. L’artista si caratterizza sempre per la non convenzionalità delle pose. In quest’opera il David assume un atteggiamento quasi arrogante. Inedita anche l’iconografia della Maddalena in meditazione (1630-1631 circa). La protagonista non mostra un’espressione di penitenza. Ha la testa piegata sulle mani intrecciate, delicatamente appoggiate su un teschio a sua volta posto su un libro. Medita sulla vita passata e sul futuro che l’attende.

Abbiamo visto come la mostra si apra con un’opera restaurata per l’occasione, la Pala della Madonna dell’Itria di Sofonisba Anguissola. Il percorso termina con la star di questa retrospettiva, un’opera inedita, mai esposta: la Maria Maddalena Sursock (1630-1631). La tela proviene dalla collezione Sursock, una delle famiglie più aristocratiche del Libano. Il dipinto rimasto danneggiato dall’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, porta i segni della violenza della deflagrazione. Sarà restaurata alla fine della mostra. Anche qui è evidente l’inconfondibile firma di Artemisia nel giallo ocra, nel blu e nella posa inconsueta della Maddalena.

Nella speranza che presto riaprano i musei, fin troppo colpiti dalla pandemia (così come tutti i luoghi della cultura) e in attesa di poter godere dal vivo di questa mostra rivoluzionaria, è possibile assistere a un tour virtuale. Lo storico dell’arte Leonardo Catalano e l’esperto d’arte e divulgatore Sergio Gaddi sapranno condurvi attraverso queste e molte altre incredibili opere. Svelandovi le meravigliose storie di queste donne-artiste talentuose e già all’epoca estremamente moderne. Al termine della visita è prevista una sezione Q&A durante la quale potrete porre domande e soddisfare ogni vostra curiosità.

Informazioni

Titolo: Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600″
Sede: Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
Call center: per Infoline, prevendite e prenotazioni
Le visite guidate gruppi e scuole hanno la prenotazione obbligatoria
T +39. 02 9280 0375 Orario call center: Lun – Ven 8.30 – 18.00 Sab 9.00-13.00
Orari:
Lun: chiuso
Mar: 10.00 -19.30; Mer: 10.00 -19.30; Gio: 10.00 -20.30; Ven: 10.00 -19.30
Sab: chiuso
Dom: chiuso
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Arthemisia
Catalogo: Skira
Hashtag Ufficiale: #LeSignoreDellArte

Biglietti
Open € 16
Intero € 14
Ridotto € 12

Tour Virtuale Le Signore dell’Arte
Date: domenica 18 aprile ore 19.00 con l’esperto d’arte Sergio Gaddi
domenica 25 aprile ore 19.00 con l’esperto d’arte Sergio Gaddi
Durata: 1 ora circa
Tipologia: visita in diretta
Sessione di domande e risposte: sì

Istruzioni per partecipare

  1. acquista il tour virtuale online su ticket.it (fino alle ore 15:00 di ciascuna data). Nel caso di un regalo a terzi, specificare nei campi appositi i dati del partecipante: nome, cognome e e-mail
  2. se ti colleghi con smartphone scarica prima della visita l’app Zoom. Se ti colleghi con il pc consigliamo di scaricare il Client Zoom per riunioni e installarlo
  3. a partire dalle ore 15:00 del giorno dell’evento, riceverai da Zoom la mail con il link e le credenziali di accesso per partecipare alla visita in diretta. In ogni caso, un’ora prima della partenza del tour, verrà inviata una mail di promemoria.
  4. accedi alla visita cliccando sul link ricevuto via mail o inserendo le credenziali indicate
  5. le domande possono essere poste durante la sessione Q&A alla fine della visita

Biglietto mostra ridotto per i partecipanti
Presentando alla biglietteria di Palazzo Reale la mail di registrazione alla visita guidata online unitamente ad un documento d’identità, si potrà visitare la mostra alla tariffa di € 10,00 (anziché € 14,00). La riduzione non è cumulabile con altre convenzioni.